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“Voglio lavorare come tutti gli altri”, la lettera di un 25enne affetto dalla sindrome di Asperger che fa riflettere

sindrome di asperger

Venticinque anni, cagliaritano e affetto dalla sindrome di Asperger, una forma particolare di autismo, che però non compromette minimamente l’intelligenza, la capacità di comprensione e l’autonomia di un individuo. Vincenzo – questo il nome di fantasia scelto per mantenere il suo anonimato – lotta ogni giorno, come tante altre persone, per fare una vita la più normale possibile, ma a volte la burocrazia si mette di traverso. 

«Sono un giovane di 25 anni, residente nella provincia di Cagliari, in possesso di una laurea triennale umanistica – scrive Vincenzo in una lettera diffusa a mezzo stampa -. Soffrendo della Sindrome di Asperger ho avuto finalmente il diritto di entrare a far parte delle categorie protette, avendo la speranza che le opportunità lavorative mi aumentassero, ma avendo questo tipo di disabilità non posso candidarmi agli avvisi pubblici di selezione erogati dai Centri per l’Impiego, a causa della mia disabilità, considerata dallo stato italiano come una psicosi grave, paragonandola (erroneamente o volutamente) a coloro che sono veramente psicotici (o per meglio dire a causa della loro sfortuna) incapaci di intendere di volere, non sapendo che il disturbo dello spettro dell’autismo è molto variegato e che è troppo facile dirimere la questione in questo modo invece che valutare la situazione caso per caso».

Vincenzo chiede solo di non essere discriminato sulla base della sua particolare forma di disabilità: «Non si tratta di essere impiegato nelle forze dell’ordine o esercitare una professione a contatto con i clienti ma semplicemente usare il personal computer per svolgere lavoro d’ufficio. Coloro che possiedono questo tipo di disabilità mentale vengono esclusi maggiormente dal mercato del lavoro piuttosto che soffermarsi prima e riflettere che, nonostante siano affetti da questa mentalità, sono benissimo in grado di svolgere il lavoro d’ufficio. Molto probabilmente sarà l’ennesima lettera di protesta strumentalizzata, strappata, ignorata, gettata nel cestino e dimenticata ma almeno penso e spero che, per determinate persone, faccia riflettere su questa problematica, ricordandovi che la Sindrome di Asperger non è una psicosi ma un diverso modo di percepire la realtà. Se possibile vorrei che questa mia lettera circolasse, accedendo i riflettori su questa problematica».

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