Sono entrate alla ribalta da pochi anni in Italia e subito hanno suscitato grande scalpore: il perché è facile intuirlo. Sono riproduzioni, davvero incredibili e super particolareggiate, di neonati veri: ecco a voi le bambole reborn, da un’ottica in cui forse, ultimamente, avete fatto fatica a leggere.
Una delle nostre redattrici, Maria Luisa Porcella Ciusa, si è occupata di indagare a fondo, per la rivista nazionale Cosmopolitan, su un mondo che, prima di questo articolo, appariva velato di incomprensioni e poca conoscenza dell’argomento.
“(…) Il dubbio guardando queste bambole è che siano inquietanti, ma se sei curiosa di approfondire quella che è più di una moda passeggera, ma una passione di chi le fa e di chi le colleziona, potrebbero affascinarti le storie di una ragazza del sud diventata una vera e propria star del settore, una espertissima collezionista brianzola e una giovanissima creatrice che si sta avvicinando all’arte del reborning”.
L’approfondimento ha toccato anche la nostra Isola: una delle giovanissime reborner (creatrici delle bambole reborn) è di Olbia e da qualche anno si è appassionata a quest’arte, il reborning. Ma forse non tutti sanno che “Le reborn dolls e il reborning seguono il filone dell’Iperrealismo, movimento artistico nato in America tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70” e che “negli Usa quelle che stiamo chiamando bambole, fanno girare la bellezza di 30 milioni di dollari l’anno! E all’asta le reborn più belle e artisticamente pregevoli (si ricordi che sono pezzi unici che devono possedere un “certificate of authenticity” rilasciato dalla reborn sculptor e dalla reborn artist) possono raggiungere quotazioni anche di 5mila euro“.
Se quindi volete saperne di più su questo mondo leggete l’articolo “Guai a chiamarle giocattoli, scopri che cos’è l’arte delle bambole reborn”.