Durante la settimana europea della mobilità, appena trascorsa, il Comune di Cagliari, oltre alle numerose iniziative e proposte, ha dato inizio anche a un’importante innovazione che interessa soprattutto, ma non solo, quella fascia di persone affette da disabilità, che si trovano quasi quotidianamente a dover combattere per delle cose che spesso sono date per scontato.

Quante volte sarà capitato di trovare delle macchine non autorizzate posteggiate su quei parcheggi che portano la dicitura “disabili”? Non poche sicuramente, ed è da qui che nasce l’esigenza di creare un sistema definito smart, per evitare questi spiacevoli inconvenienti.

Abbiamo incontrato a questo proposito l’Assessore all’Innovazione tecnologica, Comunicazione e Politiche per il decoro urbano, Claudia Medda che ci ha spiegato nel dettaglio in cosa consiste questa sperimentazione.

«Si tratta di un sistema di sensori (ne sono stati installati 15 per ora), basato su una tecnologia senza fili e a basso consumo, che intendono monitorare gli stalli di sosta su strada riservati ai disabili, dando loro la possibilità di distinguere in ogni momento lo stato di occupazione e ridurre al minimo la ricerca grazie alle tecnologie dell’IoT (Internet of Things), ai sistemi Cloud e alle applicazioni chat BOT, per l’erogazione di servizi smart city.

Per dirla in termini semplici, l’utente monito di pass per disabili, riceverà un messaggio, tramite un’app già utilizzata dal Comune di Cagliari (Telegram), che lo avviserà ogni qualvolta siano disponibili dei parcheggi liberi nelle vicinanze, e che gli permetterà di segnalare eventuali parcheggiatori illeciti in tempo reale».

Foto del progetto Smart Parking

«L’obiettivo di tutto questo, prosegue l’Assessore, è senza dubbio quello di facilitare la ricerca di un posteggio a chi già ha delle difficoltà, ma nel lungo termine, in vista di un incremento delle nuove tecnologie a servizio della città, facilitare la ricerca a tutti gli utenti».

La sperimentazione, sulla base dei risultati ottenuti dallo sfruttamento dei pass installati, avrà la durata di circa un anno.

«Il progetto, nato nel 2016, ha ricevuto inoltre la menzione speciale “Premio 10×10” al Forum della Pubblica Amministrazione 2017 (www.forumpachallenge.it)», ricorda l’Assessore Claudia Medda. «Tra i cento progetti presentati durante questo importante evento nazionale sull’innovazione dei servizi pubblici, quello di Cagliari è stato selezionato nella categoria Smart City. Questo riconoscimento ci incoraggia a proseguire sulla strada dell’innovazione tecnologica, che in generale potrà consentire una maggiore quantità e qualità nei servizi pubblici, e ridurre i costi a carico dei contribuenti».

Donne sarde, donne di carattere. Lo si dice spesso e a volte la storia interviene a corroborare questa tesi. Un primato in rosa molto particolare spetta infatti a una donna sarda, Grazia Pinna, cagliaritana residente in Toscana. Nel febbraio del 1979 passò alla storia per essere stata la prima donna arbitro d’Italia.

Come racconta un articolo de L’Unione Sarda del 14 febbraio 1979, Grazia Pinna, precedentemente commessa della Rinascente di Cagliari, dal «corpo minuto e gli occhi intensi», si era trasferita dal 1962 in Toscana per seguire il marito, un pasticciere, poi scomparso prematuramente. Allora 35enne, vedova e madre con due figli, fu scelta ufficialmente dall’Uisp per arbitrare partite di calcio.

Un primato conteso però da altre donne, tutte sarde o con legami con la Sardegna. Quando infatti uscì la notizia di Grazia Pinna, una 32enne di Guspini cresciuta a Terralba ed emigrata a Roma, Agnese Carta, raccontò di aver arbitrato da più tempo per conto della Fia. Come lei altre due donne, Placida Marrosu, anche lei sarda, e Paola Oddi, romana, ma sposata con un uomo di Bitti. Tutte in realtà arbitravano match da diversi anni. L’eccezionalità di Grazia Pinna fu proprio il riconoscimento da parte dell’Uisp, allora ancora negato dalla Figc, autorità competente per le altre tre donne.

Di chiunque sia stato il primato, una cosa è certa: per “mettere la gonnella” a un arbitro ci voleva per forza di cose una sarda.