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Gigi Piras, il bomber di Selargius sfoglia l’album dei ricordi: “Che soddisfazioni i miei gol col Cagliari”

Gigi Piras

Oggi è un discreto signore di sessant’anni e divide il suo tempo tra l’incarico di consigliere comunale a Selargius, il suo paese natale, e gli impegni della stamperia gestita con i fratelli. Fino a tre decenni fa, però, Gigi Piras indossava pantaloncini e scarpette da calcio e con il tocco magico, diventato ora il nome della sua ditta tutta in famiglia, trasformava le occasioni da rete in gol. Per il Cagliari, la squadra (del cuore) con cui ha giocato da attaccante tra il 1973 e il 1987, in campionato, tra Serie A e B, ne ha realizzati 87 in 320 partite. Meglio di lui nella quasi centenaria storia rossoblù, in ordine rigorosamente crescente, solo David Suazo e l’irraggiungibile mito Gigi Riva.

Gigi Piras (primo da destra)

«Per me è un orgoglio – afferma con soddisfazione Piras -. Soprattutto considerando che, in questa speciale classifica, sono il primo dei sardi e che, per la maggior parte della mia carriera, ho fatto parte di un Cagliari minore».

Se chiude un attimo gli occhi e pensa alle sue stagioni in rossoblù, qual è la persona o il fatto che le viene subito in mente?

«Beh, la persona sicuramente Mario Tiddia (allenatore del Cagliari negli anni Settanta e Ottanta n.d.r.): a lui devo molto, mi ha praticamente plasmato. Il fatto, invece, è il gol all’esordio in A contro la Fiorentina: il sogno di ragazzino che diventa realtà».

Se dovesse eleggere il migliore tra i compagni e tra gli avversari, invece, che nomi farebbe?

«Tra i compagni quello di Mario Brugnera: è stato per i giovani come me e Virdis una guida. Tra gli avversari cito Platini e Maradona ma anche Gaetano Scirea, un vero signore: per lui ho sempre nutrito un gran rispetto».

Piras con la maglia del Cagliari

Ha un rimpianto sportivo che la fa stare ancora male legato agli anni col Cagliari?

«Di annate brutte ne abbiamo passate ma non ho mai dimenticato la delusione per la retrocessione dell’’83 e la decisiva sconfitta di Ascoli».

Lei è stato capitano e bandiera rossoblù: si è mai pentito di non aver provato un’esperienza in “Continente” come Matteoli e Virdis?

«No. Per due volte, comunque, sono stato ad un passo dal lasciare il Cagliari. Un anno la società mi aveva praticamente ceduto al Napoli ma io rifiutai il trasferimento; qualche stagione dopo, invece, era tutto fatto per la mia cessione al Genoa in cambio di Bergamaschi solo che poi, alla fine, l’affare sfumò».

Una formazione rossoblù con Piras

Nell’’87, in ogni caso, la sua avventura in rossoblù finisce e lei passa al La Palma…

«Al La Palma terminai la carriera. Coi miei compagni fui protagonista di una memorabile promozione in C2».

C’è qualche bella storia, nel calcio sardo di oggi, che si può paragonare alla favola del La Palma?

«Mi viene in mente la promozione in C dell’Arzachena».

E del Cagliari di Rastelli che mi dice?

«L’ho visto giocare sempre, anche a Torino contro la Juve, e fino alla partita con la Spal mi è piaciuto molto. Col Sassuolo, purtroppo, c’è stato un piccolo passo indietro nel gioco. Quella di Rastelli, comunque, è una squadra incompleta».

Cosa manca?
«Un vero terzino sinistro, perché Capuano è un centrale, e van der Wiel, che sarà titolare sull’altra fascia».
Un nuovo Gigi Piras c’è in questo Cagliari…
«Non lo si può dire, il calcio è molto cambiato rispetto ai miei tempi».

Come mai lei, che, appese le scarpette al chiodo, ha allenato per anni, non ne fa più parte?

«Non ci sono più state le condizioni per tornare ad allenare: son cambiati i tempi, i presidenti, i ragazzi. E poi pagano poco, dovrei trovare un sostituto per la mia stamperia».

A proposito, c’è qualche riferimento calcistico nel nome Il Tocco Magico?

«No, assolutamente. L’azienda è stata aperta a Settimo nel 1996 dai miei fratelli, io sono entrato in società dopo».

 Oltre che commerciante, ora è anche consigliere comunale: come si trova in questa veste?

«Bene: cerco di fare il meglio per servire il mio paese».

 

 

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