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La pubblicità nell’era del web: meglio made in Sardinia!

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La pubblicità, si dice, è l’anima del commercio, e nell’era del web 3.0, la visibilità in rete ha il suo prezzo e le aziende sarde cominciano a fare i conti della serva. Come accaduto nel sistema televisivo, anche su Internet fino ad oggi “pesce grande mangia pesce piccolo”. Se lo scopo della maggior parte degli inserzionisti che intendono promuoversi è quello di raggiungere il maggior numero di utenti in una determinata zona, bisogna fare i conti col portafoglio.

Se è vero che i giganti del mondo web, Google o Facebook, sono strumenti attraverso i quali raggiungere il pubblico, è anche vero che non sono né gli unici né i più economici. Gli stessi risultati (in termini di visualizzazioni) possono essere raggiunti a costi inferiori e attraverso i media locali. Il passaggio chiave è proprio questo. Fondamentale, per la piccola-media impresa sarda, è quello di raggiungere il mercato in cui operano e questo è, principalmente, quello isolano. Cominciare a fare i conti sulla carta del pane, come i bottegai di un tempo, è valido anche ai tempi del web.

Vedere per credere: se 1000 visualizzazioni di una inserzione web costano dai 2,50 ai 3 euro con i grandi del web, attraverso la maggior parte dei siti di casa nostra le stesse visualizzazioni sono garantite ad un prezzo che va dai 60 centesimi ad 1,20 euro.


Un esempio di una campagna Facebook targhetizzata sulla provincia di Cagliari mostra il raggiungimento medio di 1000 persone al costo di 2,68 euro.

Ovviamente, le ricadute nel territorio sono evidenti. Mentre i media sardi pagano le tasse “a casa” (e spendono in Sardegna), altrettanto respiro in termini di risorse che rimangono nel territorio non è garantito dalle multinazionali social che hanno le loro sedi legali all’estero, lasciando le briciole nel posto dove, in verità, producono le loro ricchezze.

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