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Brutto articolo (e senza prove) del giornale francese Le Monde su Fabio Aru. In un pezzo il campione di Villacidro è stato accostato al doping

L'articolo diffamatorio di Le Monde su Fabio Aru.

Brutto articolo (e senza prove) del giornale francese Le Monde su Fabio Aru. Il campione di Villacidro è stato accostato al doping in un articolo apparso oggi sul quotidiano transalpino.

Già dal titolo Aru viene definito “dinamitardo” nonché “delfino” di Froome”. Due appellativi che anche sforzandosi si fatica a concepire. E poi nel pezzo il riferimento per niente velato al doping è costante, con frequentazioni che accomunerebbero Aru al mondo dei farmaci per migliorare le proprie prestazioni sportive. L’articolo è stato ripreso anche da Il Foglio che ha proposto un articolo tutto suo, contestando i modi dei Francesi, presi anche un po’ in giro per questa invidia (che dura dai tempi di Bartali) continua, che dura dal lontano 1985, quando Bernard Hinault fu l’ultimo francese a vincere il Tour de France.

Il quotidiano francese tira in ballo lo scalatore sardo per essere stato scoperto da Olivano Locatelli e diretto da Beppe Martinelli, figure, secondo i transalpini, “controverse del ciclismo”. Chiacchiericcio. E le prove dove sarebbero? Predetto che non si mettono le mani sul fuoco per nessuno, queste accuse per Aru sanno tanto di chiacchiere da bar. Aru non è amato dai Francesi (L’Equipe l’ha ignorato il giorno dopo la vittoria nella tappa della Planche des Belles Filles), che farebbero di tutto perché fosse solo Romain Bardet l’anti Froome.

Insomma chiacchiericcio. Quello al quale sono abituati gli appassionati di ciclismo da bar, quello del “sono tutti dopati” che viene detto in osteria tra un bicchiere di prosecco e una partita a carte. E servono prove, non fango. Servono fatti non accuse prive di qualsiasi fondamento.

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