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Imprese sarde piegate dal Fisco. Nell’Isola la pressione fiscale più alta in Italia

Triste primato per le province sarde. I dati che emergono dal Rapporto 2017 dell’Osservatorio Cna sulla tassazione della piccola impresa, svelano numeri preoccupanti nel settore delle piccole e medie imprese. Secondo lo studio reso noto oggi, la capitale della pressione fiscale è Sassari, con il 66,4 per cento, sei punti in più rispetto al 2011. Calcoli alla mano, su un reddito d’impresa di cinquantamila euro al netto delle tasse si assottiglia, rimangono in tasca circa sedicimila euro . Questo significa che un artigiano o un piccolo imprenditore dovranno lavorare otto mesi, dal primo gennaio al 29 agosto, solo per pagare l’Erario.

La tassazione a Cagliari è invece del 62,1 per cento(+3,5 per cento rispetto al 2011). Il capoluogo rimane comunque al di sopra della media nazionale, registrata al 61,2. A Cagliari un artigiano o un piccolo imprenditore dovrà lavorare per il Fisco fino al 14 agosto. Per quanto riguarda le altre province, Nuoro ha registrato invece una pressione fiscale del 60,5 per cento (+2,9 per cento rispetto al 2011), Oristano 58,5 per cento (+0,5 rispetto al 2011).

La provincia sarda in cui si pagano meno tasse continua ad essere Carbonia Iglesias che – spiega Cna -, grazie al suo triste primato di provincia più povera d’Italia, ha ottenuto numerose agevolazioni fiscali che hanno alleggerito gli imprenditori.

«Questi dati – spiegano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna – evidenziano come le piccole imprese sarde continuino ad essere tra le più tartassate in Italia e debbano lavorare gran parte dell’anno per pagare l’Erario. Riteniamo che sia arrivato il momento di intervenire su un sistema fiscale squilibrato per ridurre la pressione fiscale garantendo una maggiore equità nel prelievo tra diversi redditi da lavoro. Occorre, inoltre, invertire la tendenza del trasferimento alle imprese degli oneri sui controlli e usare in modo intelligente la leva fiscale per aumentare la domanda interna».

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