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2300 monete d’oro, argento e bronzo recuperate in una sola operazione dai Carabinieri. Denunciate anche due persone

Il Nucleo Tutela Patrimonio ha portato a termine un’operazione che ha permesso il recupero di 2300 monete d’oro, argento e bronzo di epoca Fenicio- Punica, Romana Imperiale e Medievale. L’operazione risale a dicembre 2016 quando i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio hanno monitorato l’attività di due uomini fra i 40 e 50 anni, originari dell’Iglesiente, che erano soliti vendere nel mercatino domenicale di Piazza Giovanni XXIII. I due sono stati seguiti dai carabinieri sino all’arrivo al mercatino e lì sono stati fermati per un controllo. Al momento della perquisizione dell’auto dei due, i carabinieri hanno trovato diverse monete e in seguito nelle rispettive abitazioni sono stati ritrovati due metal detector e altre monete, per un totale di 2300 monete rinvenute. Due tombaroli a tutti gli effetti, quindi, che rivendevano la merce nei circuiti cittadini. La provenienza delle monete è ancora sconosciuta poiché si tratta di reperti recuperati attraverso scavi clandestini. L’esperto di numismatica della Sovrintendenza sta portando avanti le analisi per risalire al periodo più preciso di conio e cercare di ipotizzare anche la loro collocazione sul territorio.

Purtroppo in Sardegna, la bassa densità di abitanti e le zone impervie non permettono un controllo capillare del territorio archeologicamente sensibile che diventa spesso preda dei tombaroli. Nel 2016, il Nucleo Tutela Patrimonio con la collaborazione dell’Arma Territoriale e del Raggruppamento Aeromobili ha effettuato 411 controlli su diverse aree archeologiche risalendo in totale a 5 scavi clandestini, mentre sono stati solo 3 nel 2015. La dannosità degli scavi clandestini, oltre che nella sottrazione illecita dei beni archeologici, sta anche nel modo con cui i tombaroli effettuano gli scavi. Questi ultimi, non seguendo le procedure di scavo che segue l’archeologia, rovinano completamente le informazioni che quel sito può dare agli archeologi.

«La vendita e l’acquisto delle monete antiche non è di per sé un’attività illecita – spiega Paolo Montorsi, Comandante del Nucleo  – lo è quando le monete hanno però le caratteristiche di pregio e rarità, ovvero sono di un materiale pregiato, come l’oro, e ne sono presenti pochi esemplari». Più è di pregio la moneta e più questa vale e fa gola sia agli acquirenti che ai venditori clandestini. Per una moneta d’oro, infatti, si può arrivare a spendere anche 5000 euro. «Chi acquista oggetti antichi si deve rivolgere a venditori autorizzati – conclude il Comandante- e questi ultimi devono avere la documentazione che certifichi la provenienza non illecita dei reperti. Nel dubbio è sempre bene rivolgersi comunque alla Soprintendenza Archeologica e segnalare ai Carabinieri eventuali illeciti sospetti».

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