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Finisce l’era Capozucca: il direttore sportivo rossoblù saluta il Cagliari fra lacrime e nessun rancore

L’avventura di Stefano Capozucca a Cagliari è arrivata al capolinea, ma nei titoli di coda della sua avventura, andati in scena durante la conferenza stampa di questo pomeriggio ad Asseminello, i momenti di commozione del direttore sportivo rossoblù sono stati più di uno. Parole più volte interrotte da un groppo in gola, che gli hanno impedito di nascondere la commozione di un addio che fa male a tutti.

Capozucca si è dimostrato non soltanto un gigante del mercato, ma un grande uomo per umanità e sentimenti, sempre più rari nel mondo del calcio di oggi. Il diesse lascia ufficialmente per divergenze tecniche con la società, di comune accordo e senza alcuno strascico polemico: «Il mio modo di vedere il calcio non poteva essere più compatibile con i programmi della società, per cui prima che le cose peggiorassero, abbiamo preferito prendere strade diverse. Non c’entrano Rastelli e il suo futuro – chiarisce il direttore – Massimo ha pagato l’impatto con la Serie A, e le nostre discussioni sono state sempre costruttive e di natura tecnica. Ma i numeri parlano chiaro e a suo favore. Un esonero sarebbe stata prima di tutto una mia sconfitta».

La questione allenatore non è stata l’unica sulla quale ha voluto mettere i puntini sulle “i”: «Voglio chiarire che non ho mai preso nessun contatto con nessuna squadra, è importante che mi crediate. Ho una figlia che sta in cielo e ve lo dico davanti a lei! Certo, in trent’anni non sono mai stato disoccupato, e spero di trovare una nuova sistemazione da qualche altra parte. Ma posso ammettere che questi due anni a Cagliari sono stati i più belli della mia carriera». Un amore con Cagliari che, ricorda il diesse, non è sbocciato subito: «Al mio arrivo ho ricevuto anche tanti insulti. Eravamo nell’inferno della B, ma in due anni ho avuto la possibilità di conoscere la gente di Cagliari, e il loro affetto in questi giorni mi ha spiazzato. Non frequento i social ma ho letto, e poi i cagliaritani che incontro per strada, mi hanno abbracciato e fatto capire che c’è qualcosa di speciale in questa città e nella sua gente».

Stefano Capozucca mostra la maglia regalata da Sau con le dediche di tutti i giocatori

Le parole del dirigente poi ricordano i momenti belli della sua avventura nell’Isola: «Il momento che ricordo come il più toccante, per assurdo, non è stata la festa di Bari, dove abbiamo riconquistato la Seria A, ma il periodo fra dicembre e gennaio di quest’anno. Niente vacanze natalizie, la situazione in casa Cagliari era difficilissima, molti volevano andare via, altri chiedevano la testa di Rastelli. Ho passato due mesi a cercare di rimettere insieme i pezzi di un ambiente che sembrava allo sbando, e tutti insieme ci siamo risollevati». La squadra, che ha appreso ad inizio settimana dell’addio di Capozucca, gli ha voluto rendere omaggio consegnandogli una maglia con la firme di tutti i giocatori e le loro dediche, i ringraziamenti: «Una maglia che mi è stata donata da Sau, un regalo che mi rende orgoglioso e che non mi sarei mai aspettato. Vado via soddisfatto per i rapporti che ho stretto, ma anche con il dolore nel cuore per lasciare una realtà così bella»

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