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La colazione dei campioni: un caffè con tre ex del Cagliari del passato

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C’è una sottile linea di continuità, un filo rossoblù che tiene legati gli ex giocatori del Cagliari. Quei colori, quella maglia, restano appiccicati addosso come una seconda pelle, anche fra chi non ha mai giocato assieme. E allora capita di entrare in un bar di Quartucciu, il bar Scic di via Nazionale, e di incontrare Pino Bellini, Emanuele Gattelli e Giuseppe Tomasini, seduti a fare colazione con altri amici.

Nessuno dei tre è sardo, il loro accento è rimasto quello delle loro origini, eppure tutti e tre hanno deciso che Cagliari è la loro casa, anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo. Bellini, il numero sette del Cagliari di Tiddia, indossa addirittura una felpa con la scritta Cagliari portata con orgoglio nel petto. Il signor Paolo, classe 1952 che al bar Scic è di casa, si avvicina al tavolo inizialmente titubante, forse con un po’ di timidezza, ma soprattutto con ammirazione. Con i tre suoi beniamini, apre il suo cassetto della memoria, e ricorda un episodio per ciascuno dei tre: «Bellini ci ha fatto sognare, in particolare contro la Juve. Pino segnò il due a uno contro i bianconeri nel 1980». La risposta dell’ex ala destra rossoblù è piena di orgoglio:  «Bravo, segnai il gol della vittoria al novantesimo». Era la Juve di Trapattoni, quella di Zoff, Gentile, Cabrini, la squadra che rappresentò lo zoccolo durò dell’Italia campione del mondo. Quel gol se lo ricorda bene, valse una vittoria che tutti i tifosi del Cagliari non possono dimenticare. A dieci minuti dalla fine la Juve era in vantaggio con il gol di Bettega, poi “Spadino” Selvaggi e Bellini regalarono una gioia indimenticabile ai sessantamila del Sant’Elia.

Per Tomasini è facile evocare i ricordi dello scudetto, ma il signor Paolo non è un tifoso qualunque: «Vi seguivo in trasferta – ricorda il tifoso – ero al San Paolo nel settanta quando vinceste due a zero contro il Napoli con doppietta di Riva». Tomasini è il vero mattatore del tavolo, tiene banco, e tutti i clienti che entrano si fermano ad ascoltarlo, i più “coraggiosi” gli si avvicinano per fargli i complimenti. Uno degli eroi dello scudetto incute rispetto, per il suo passato e perché sai che in campo non era mai uno di quelli che volevi avere contro. Eri più al sicuro ad avercelo in squadra.

Poi Gattelli, niente più quei baffoni che lo contraddistinguevano a cavallo fra gli anni settanta e ottanta, ma rimane sempre l’eroe della promozione in A del 1979. Una doppietta nella gara decisiva contro la Sampdoria, il Sant’Elia che eguagliò il primato di presenze registrato nel debutto in Coppa dei Campioni contro il Saint Etienne e un favoloso gol in rovesciata: «Era in fuorigioco» scherzano i compagni. Uno spirito goliardico fra ex compagni, e il bar di Quartucciu diventa per una mattina lo dello spogliatoio rossoblù di tanti anni fa.

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