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“Walyaan”, il cinema africano tra neocolonialismo, emigrazione e inclusione sociale approda nel Sulcis

Il regista Moussa Sene Absa (fonte: Di Cines del Sur Granada Film Festival from Spain - Moussa Sene Absa, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6649684)

Il territorio del Sulcis sarà ospite, anche per questo fine settimana, di tre nuovi appuntamenti del circuito cinematografico “Walyaan. Cinema Migrante”, organizzato dall’associazione sardo-senegalese Sunugaal.

La rassegna si pone l’obiettivo di far conoscere l’Africa sub-sahariana attraverso gli occhi dei registi che in quelle terre sono nati e cresciuti, proponendo una visione ancora poco nota di luoghi come il Mali, il Senegal ed il Burkina Faso.

La scelta del Sulcis mira a coinvolgere quei centri più periferici che vengono spesso esclusi dai circuiti culturali, in modo da stimolare alla partecipazione i cittadini ed includerli in un progetto di conoscenza e approfondimento di tematiche cruciali della nostra epoca. Oltre alla diffusione della cultura cinematografica come strumento chiave per la rappresentazione e la denuncia delle problematiche sociali, l’intento è soprattutto quello di sviscerare temi quali la convivenza, il rispetto, l’inclusione e l’integrazione tra persone di diversa origine, in un momento storico in cui si fa sempre più impellente la necessità di discuterne.

Matteo Murgia, presidente dell’associazione “Compagnia Cantante” che è partner del progetto, auspica infatti che i prossimi appuntamenti siano partecipati come quello svoltosi ad Ales lo scorso 6 marzo, organizzato dalla consulta giovanile del paese e che «ha visto seguire al film un fervido dibattito, dando luogo ad un cineforum nel vero senso della parola».

Grande spazio quindi alla formazione del pubblico grazie agli interventi di esperti e mediatori culturali, nonché alla testimonianza diretta del regista Moussa Sene Absa, ospite delle proiezioni. Matteo spiega l’importanza di confrontarsi col punto di vista di questo personaggio, che «paradossalmente è una di quelle persone che pensa che i tanti giovani africani che emigrano in Europa dovrebbero invece rimanere in Africa e lottare per cambiare le proprie condizioni di vita, evitando così di abbandonare la propria terra». Venendo qui per cercare un futuro migliore, gli immigrati raramente riescono ad integrarsi, perciò anche le società moderne hanno ben poco di multiculturale. Si tratta quindi di un’occasione per confrontarsi con un punto di vista differente, diametralmente opposto rispetto a quello attraverso il quale siamo spesso abituati a guardare al problema. «Tra l’altro – conclude Matteo – si può fare un discorso molto simile riguardo alla Sardegna, e infatti anche nei film sono numerose le analogie con la Sardegna degli anni ’50 e ’60».

Gli appuntamenti sono per l’11, il 12 ed il 13 marzo rispettivamente a Nuxis, Sant’Anna Arresi e Giba.

 

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