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Cagliari. Questa mattina un convegno con esperti in patologie tumorali e rappresentanti di differenti ordini religiosi

Medico immagine simbolo

Una giornata di studio dedicata alla centralità della paziente affetta da tumore e all’importanza della sua storia personale e del contesto sociale di provenienza. L’importanza di tutelare la qualità della vita e il ruolo della spiritualità.

Sono state queste e tante altre le tematiche del convegno che questa mattina a Cagliari, presso l’Aula Magna del Seminario Arcivescovile, hanno visto confrontarsi autorevoli esponenti del mondo accademico, della sanità locale e nazionale e rappresentanti di confessioni religiose differenti: la Chiesa Cattolica, la Scuola di Buddismo Zen Sanboji – Tempio Dei Tre Gioielli di Parma, la Chiesa Battista Evangelica e dell’induismo del Centro Studi Bhaktivedanta di Pisa.

Durante la giornata di studi dal titolo “La sopravvivenza in oncologia: risultato clinico e suo significato spirituale”, i  vari relatori invitati sono stati chiamati ad affrontare i temi dell’equilibrio tra la gestione clinica e il mantenimento dello stato di benessere ottimale in patologie tumorali della donna con ridotte capacità di guarigione e del ruolo della spiritualità per la tutela di una buona qualità della vita della paziente.

“L’obbiettivo era quello di mettere il paziente al centro dell’attenzione – ha sottolineato Antonio Macciò direttore reparto ginecologia oncologica del Businco. – comprendere che non ha bisogno solo di terapie, ma soprattutto di ricevere quell’ attenzione che renda la qualità della sua vita la più degna possibile”.

Anna Maria Paoletti dell’azienda ospedaliera universitaria di Cagliari, invece ha messo in evidenza l’importanza della narrazione del paziente e ha messo l’accento sulla capacità della classe medica di ascoltare il malato e le sue esigenze “Da recenti studi – prosegue – è emerso come la media di ascolto delle esigenze del malato da parte del medico sia di 22 secondi. Un dato significativo, capace di far riflettere su quanto sia necessario un processo di umanizzazione”.

Questa mattina si è sottolineata l’importanza di ascoltare e rispettare il paziente coinvolgendolo in attività artistiche, culturali e spirituali e l’urgenza di dotare le strutture ospedaliere di ambienti confortevoli nelle quali si possa incentivare il contatto, un rapporto più umano con il paziente.

“E’ sempre più necessario adottare una nuova visione del problema del malato di cancro – riprende Antonio Macciò – infatti, bisogna accettare il principio della presa in carico complessiva dell’infermo, delle sue esigenze fisiche, psicologiche, sociali e spirituali allontanando il concetto del tumore come sola malattia di un determinato organo e abbracciare invece quello di malattia neoplastica sistemica multidimensionale”.

Non solo è importante la complessità dell’individuo ma è sempre più necessario tener tenere in considerazione la multiculturalità della nostra società.

“Curare solo il corpo è riduttivo – ha affermato Carlo Tetsugen Serra, del Centro Zen Sanboji -Tempio Dei Tre Gioielli, di Parma- attraverso percorsi spirituali come la meditazione si può fare una rilettura della propria vita e dare una interpretazione differente di quanto accade”.

Il corso è stato organizzato dell’Azienda Ospedaliera Brotzu, i reparti di Ginecologia Oncologica del P.O. A. Businco, A.O. Brotzu Cagliari e il Sistema Sanitario Regione Sardegna.

 

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