Ditirambi on the road: Bacco, il cibo e il teatro secondo Cristiana e Pasquale. Capita di sedersi a mangiare qualcosa in un chiosco mobile lungo la strada ed essere allietati dai versi di uno scrittore toscano del ‘600. L’attrice e cantante teatrale cagliaritana, Cristiana Cocco, sulla scena da venticinque anni, si è esibita stamane in una performance teatrale in versi dal titolo “Bacco in Toscana: ditirambo”, direttamente all’interno del chiosco situato nel parcheggio del distributore di benzina Tamoil in via Leonardo da Vinci a Quartu Sant’Elena e gestito dal suo compagno Pasquale, intento a cucinare fregola con pecora e pecora in cappotto, per deliziare il palato dei presenti, accompagnato da un buon bicchiere di vino della casa. Ed è proprio al vino che sono dedicati i versi di Bacco in Toscana, dello scrittore di Arezzo Francesco Redi, classe 1626. Come dice il titolo e come spiega la stessa Cristiana Cocco, <<Si tratta di un’ode a Dioniso (identificato come Bacco nella mitologia romana antica), la divinità greca del vino. La mia esibizione è dunque un celebrare le cose belle della vita e queste includono il buon mangiare e, appunto, il buon vino. E chi più di Bacco poteva ispirare i versi di Redi? >>.
 | 
 
 
Redi immagina che Bacco, con il suo corteo e con Arianna, si fermi sul poggio imperiale di Firenze per intessere l’elogio del vino in genere e dei singoli vini toscani. Il poema è pieno di invettive contro chi ama bere il caffè, la birra (“la squallida cervogia”), il sidro e, soprattutto, l’acqua.
Ecco alcuni dei versi della poesia recitata con maestria da Cristiana:
   
Dell’Indico Oriente 
Domator glorïoso, il Dio del Vino 
Fermato avea ‘allegro suo soggiorno 
Ai colli Etruschi intorno; 
E colà dove imperïal palagio 
L’augusta fronte in vêr le nubi innalza, 
Su verdeggiante prato 
Con la vaga Arïanna un dì sedea, 
E bevendo e cantando Al bell’idolo suo così dicea:
Se dell’uve il sangue amabile 
 Non rinfranca ognor le vene, 
 Questa vita è troppo labile, 
 Troppo breve e sempre in pene.
Su su dunque in questo sangue 
Rinnoviam l’arterie e i musculi; 
 E per chi s’invecchia e langue 
 Prepariam vetri maiusculi: 
Benedetto 
 Quel Claretto, 
 Che si spilla in Avignone, 
 Questo vasto bellicone 
Io ne verso entro ’l mio petto; 
Ma di quel, che sì puretto 
Si vendemmia in Artimino, 
Vo’ trincarne più d’un tino; 
Un tal vino 
Lo destino 
Per stravizzo e per piacere 
Delle vergini severe, 
Che racchiuse in sacro loco 
Han di Vesta in cura il foco; 
Un tal vino 
 Lo destino 
 Per le dame di Parigi, 
 E per quelle, 
Che sì belle 
Rallegrar fanno il Tamigi: 
Se vi è alcuno, a cui non piaccia 
La Vernaccia 
Vendemmiata in Pietrafitta, 
Interdetto 
Maladetto 
Fugga via dal mio cospetto.
 
 
 
 |