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Capocotta, spiaggia di misteri ad Ostia. Tra le dune dell’oasi naturale nudista e naturista, il controverso caso Montesi e Rino Gaetano

Capocotta, spiaggia di misteri ad Ostia. Tra le dune dell’oasi naturale nudista e naturista, il controverso caso Montesi e Rino Gaetano.

L’interessante storia di una delle spiagge più “libere” del litoraneo romano e protagonista di un caso giudiziario irrisolto che divise l’Italia intera

Ci rechiamo alla spiaggia di Capocotta tra Castel Porziano e Torvaianica. Uno dei luoghi del litorale laziale più affascinanti e particolari.

La sua storia è ricca di aneddoti interessanti misteri: un tempo proprietà della Casa Reale, la zona è un sito di interesse ambientale in quanto possiede tra le dune meglio conservate d’Italia.

Su queste dune, Pierpaolo Pasolini organizzò una delle sue interviste corsare.

È un posto dove viene praticato il nudismo ed il naturismo ed è un punto di riferimento per la comunità LGBTQIA.

Naturisti e nudisti in Italia sono circa 500.000. Il naturismo è un movimento che promuove il rispetto verso le persone, gli esseri viventi e l’ambiente attraverso un contatto meno artificioso dell’essere umano con la natura. Il nudismo invece è inteso più propriamente come la semplice pratica della nudità, anche se spesso viene confuso con il naturismo. In questo senso quindi si può dire che il naturismo ha in sé una componente nudista, mentre il contrario non è sempre vero.

Presupposti comuni ad entrambi, nudismo e naturismo, sono: consapevolezza del benessere che la nudità può donare; considerazione della nudità come una condizione non degradante né offensiva, per sé stessi e per gli altri; totale estraneità ad atti esibizionistici o trasgressivi. È un movimento aperto alla partecipazione di persone di tutte le età: dalle famiglie con figli piccoli alle persone più anziane.

Nella zona di Capocotta, la comunità LGBTQIA si incontra tra gli stabilimenti gayfriendly “Settimo Cielo Beach” ed “Il Mediterranea” e non è un caso che venga scelta questa fetta di spazio come punto di riferimento, in quanto entrambe condividono un simile atteggiamento liberale e quindi può essere il luogo ideale anche per chi vuole fare un’esperienza turistica lontana dai condizionamenti culturali stereotipati.

Il nome della spiaggia è diventato conosciuto inoltre a causa del controverso caso di cronaca nera “Montesi” del 1953, che ebbe grande rilievo mediatico visto il coinvolgimento di diversi personaggi noti nelle indagini successive al presunto delitto. Il caso prende il nome dal cognome di una donna ventunenne aspirante attrice di cinema, Wilma Montesi, figlia di un falegname ed in procinto di sposarsi con un poliziotto. Fu ritrovata come una sirena arenata sulla battigia.

È rimasto un caso irrisolto, la cui versione ufficiale parla di un malore ed un successivo annegamento.

Tra le varie ipotesi, quella del suicidio fino alla responsabilità mai comprovata di personaggi politici e dell’alta società romana che avrebbero fatto partecipare la donna ad un festino dove avrebbe trovato la morte. L’Italia in quel periodo si divise tra innocentisti e colpevolisti.
Al caso partecipò anche l’ex sindaco di Olbia Sotgiu che intervenne in qualità di avvocato del giornalista Marco Cesarini Sforza che aveva indicato in Piero Piccioni, figlio del vice segretario della Democrazia Cristiana dell’epoca Attilio Piccioni, uno dei personaggi coinvolti. In seguito della querela proposta dal Piccioni, Sotgiu si accordò con la controparte e convinse il suo cliente a ritrattare, dietro versamento di una semplice ammenda.

La canzone “Nuntereggae più” di Rino Gaetano cita il nome della spiaggia con riferimenti al caso di cronaca e alcune teorie sostengono che il dramma avrebbe ispirato alcune scene del film “La dolce vita” di Federico Fellini, ma non fu mai confermato ufficialmente.
Sicuramente è un luogo da percorrere sia con occhi nuovi (facendosi cogliere di sorpresa) che con la consapevolezza di ciò che è misteriosamente scritto sulla sabbia, anche se il mare l’ha portato miliardi di volte via.

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