roma.vistanet.it

Lo sapevate? Nel 1981 a Roma furono ritrovati i resti di un grande elefante preistorico

L'elefante preistorico e la sua ricostruzione

L'elefante preistorico e la sua ricostruzione

Lo sapevate? Nel 1981 a Roma furono ritrovati i resti di un grande elefante preistorico.

La scoperta preistorica di Casal de’ Pazzi: un tesoro di fossili e tracce umane nel cuore di Roma.

Nel 1981, un’importante scoperta archeologica rivoluzionò la conoscenza della storia antica di Roma e del Lazio. Nella zona di Casal de’ Pazzi, un’area compresa tra via Tiburtina e via Nomentana, i lavori di scavo condotti in quel periodo portarono alla luce un patrimonio di resti fossili che avrebbe suscitato l’interesse di studiosi e appassionati di storia antica. Durante le operazioni di scavo, gli esperti si imbatterono in un vero e proprio tesoro di tracce di animali preistorici, un ritrovamento che avrebbe ampliato significativamente le conoscenze sulla fauna e sull’ambiente di quei tempi remoti. In totale, furono rinvenuti circa 2.000 fossili di animali, tra cui spiccavano una trentina di zanne, testimonianza di una ricca e variegata fauna preistorica che un tempo popolava quella regione. Tra i reperti più sorprendenti vi era un cranio umano che presentava caratteristiche molto simili a quelle del cosiddetto “Neanderthal di Sacco Pastore”, un importante punto di riferimento nello studio dell’evoluzione umana e delle comunità preistoriche che abitavano il territorio laziale. Questi ritrovamenti non solo hanno contribuito ad ampliare le conoscenze sulla storia geologica e antropologica del Lazio, ma hanno anche collocato Casal de’ Pazzi tra i siti di maggiore rilevanza scientifica e culturale dell’area urbana di Roma. La scoperta ha aperto nuove prospettive di ricerca, permettendo di approfondire le dinamiche evolutive e le abitudini di esseri umani e animali che, migliaia di anni fa, avevano trovato dimora in questa parte della regione. La presenza di fossili così numerosi e variegati ha anche alimentato un vivo interesse tra gli studiosi di paleontologia e archeologia, rendendo il sito di Casal de’ Pazzi un punto di riferimento fondamentale per la ricostruzione dell’ambiente preistorico del Lazio e per la comprensione dei processi evolutivi che hanno condotto alla nascita delle prime comunità umane. La scoperta di quegli anni ha rafforzato l’importanza di Roma non solo come capitale politica e culturale dell’Italia, ma anche come culla di storia antica e di testimonianze che collegano il passato remoto con il presente.

Fino al secolo scorso questa zona non era mai stata urbanizzata, permettendo una conservazione perfetta di reperti archeologici risalenti al Pleistocene (200.000 anni fa).

Le ossa

 

La zona era boschiva e le colline si alternavano alla pianura, creando così l’habitat perfetto per i grandi mammiferi preistorici come l’elefante dalle zanne dritte, di cui venne ritrovata una zanna di 3,5 metri di lunghezza. Furono ritrovati anche i resti di ippopotami che abitavano la zona del centro Italia e che, ormai sono presenti solo in Africa.

L’elefante preistorico e la sua ricostruzione

Tra i reperti anche manufatti del Paleolitico, che potrebbero essere stati trasportati da delle piene del fiume Aniene.

I reperti del ritrovamento sono oggi conservati nel museo di Casal de’ Pazzi. La struttura museale ricopre parte del deposito pleistocenico ed è aperta al pubblico dal 30 marzo 2015.

Il museo

Nel 1981 non lontano da Ponte Mammolo, fu identificato un importante deposito di origine fluviale riferibile al Pleistocene medio. Il deposito si estendeva su una superficie di circa 1200 m² ed era costituito da sabbie e ghiaie, in massima parte di origine vulcanica, che colmavano un tratto dell’alveo di un antico fiume. Questo aveva inciso, con lo scorrere delle sue acque, il banco tufaceo prodotto dall’attività del vicino Vulcano Laziale, allora attivo, e datato a circa 366.000 anni fa.

 

La locandina del museo

Il giacimento, riferibile allo stadio isotopico 7 (circa 200.000 anni fa), è eccezionalmente ben conservato e costituisce l’ultima testimonianza di una straordinaria serie di depositi pleistocenici che costellavano la bassa valle dell’Aniene, andati distrutti dall’avanzare della città. Esso ci permette, nel pieno della città moderna, di immaginare un paesaggio preistorico scomparso, con le sue grandi faune, gli antichi vulcani e i gruppi di uomini cacciatori-raccoglitori.
Nel deposito furono scoperti oltre 2000 reperti faunistici caratteristici di condizioni climatiche tendenzialmente temperate ed umide.

Le ossa

Sono state rinvenute numerose ossa di vertebrati, attribuibili per lo più a mammiferi ed uccelli. L’insieme faunistico nel suo complesso è costituito in parte da animali oggi estinti e da specie che non possono essere più individuate nel territorio laziale o più in generale in quello italiano, a causa delle diverse condizioni climatiche e ambientali attuali. Gli animali che ricorrono con maggiore frequenza sono l’elefante antico (Elephas antiquus) di cui sono state rinvenute una trentina di zanne, la più grande delle quali raggiunge i 3,50 m di lunghezza; il rinoceronte (Dicerorhinus sp.), l’ippopotamo (Hippopotamus amphibius), l’uro (Bos primigenius), il cervo elafo (Cervus elaphus), la iena (Crocuta crocuta), il lupo (Canis lupus) e il cavallo (Equus sp.). Completano l’insieme quattro specie di uccelli acquatici, l’oca lombardella (Anser albifrons), il fischione (Anas penelope), il canapiglia (Anas strepera) e l’alzavola (Anas crecca).

Exit mobile version