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Lo sapevate? Perché Dario Argento girò alcuni suoi film nel quartiere Coppedè?

Lo sapevate? Perché Dario Argento girò alcuni suoi film nel quartiere Coppedè?

Il Quartiere Coppedè fu scelto dal regista Dario Argento come sfondo per alcune scene dei suoi film “de paura”. Sapete perché e quali lungometraggi realizzò in questo straordinario luogo di Roma?

 

Il famoso regista girò in questa zona di Roma i film Inferno e L’uccello dalle piume di cristallo. Inoltre il quartiere romano dal grandissimo fascino esoterico, fu utilizzato nel 1976 dal regista Richard Donner anche per le riprese delle sequenze iniziali del film Il presagio. Tra i film girati nel quartiere si ricorda anche il film noir del 1974 Il profumo della signora in nero del regista Francesco Barilli.

 

Si tratta di un altro luogo dal grande fascino esoterico presente a Roma: in modo particolare merita una menzione speciale piazza Mincio: è consigliabile arrivarci da via Dora, con il fastoso ingresso e il celebre arco.

L’architetto era un esponente dell’Art Nouveau (o stile Liberty). Il Quartiere Coppedè non è un vero e proprio quartiere romano, ma corrisponde ad un complesso di bizarri edifici di quello che viene chiamato più propriamente quartiere Trieste. I lavori di Coppedè erano in genere ispirati ad un certo gusto per l’esagerazione, la rivisitazione del classico ed il paradosso: un mix di stili affascinante, oggetto di interpretazioni esoteriche di ogni genere e molto adatto per ambientare un film dell’orrore.

Nel film Inferno (1980), come riporta il blog cinematrografico Lipercubo (Dal cinema in poi), procedendo dopo l’arco, sulla sinistra, troviamo l’edificio che nel film era la Biblioteca Filosofica in cui si reca il personaggio di Sara (Eleonora Giorgi) in taxi: una palazzina ispirata a quella vista nel primo kolossal italiano del 1914, Cabiria. L’edificio è caratterizzato da una loggia in stile rinascimentale, con alcuni motivi piastrellati a scacchi bianchi e neri (oltre che dorati e neri).

Il capolavoro horror-surrealista di Argento è stato in parte ambientato qui, giusto verso l’inizio: la sequenza in cui Sara (Eleonora Giorgi) arriva in taxi è stata girata all’interno di un’oscura piazza Mincio, sulfurea e sinistramente illuminata, con l’ingresso del palazzo con le scale in vista sullo sfondo.

La figura del portiere, poi, compare sullo sfondo – a mo’ di misterioso custode. Anche il film L’uccello dalle piume di Cristallo è ambientato in parte a Coppedè.

In Omen – Il presagio (1976) Richard Donner utilizza piazza Mincio come parziale location per il suo capolavoro dell’horror sovrannaturale: nella storia, si tratta della casa dell’ambasciatore, di cui riusciamo ad apprezzare anche qualcosa dell’interno. Un’inquadratura panoramica mostra la particolare bellezza del luogo, con tanto di dettaglio sulla Fontana delle Rane.

Ne Il profumo della signora in nero (1974), il film di Francesco Barilli inizia con l’inquadratura di un bambino che fa il bagno nella Fontana delle Rane (come pare abbiano fatto anche i Beatles, negli anni Sessanta, dopo un concerto al vicinissimo Piper). Si passa poi ad una bella inquadratura aerea della facciata del palazzo senza nome, del quale è possibile apprezzare pienamente i dettagli.

 

Questo bellissimo quartiere e le forme fantastiche degli edifici nacquero per volontà dell’architetto Luigi Coppedè che nel 1915 sotto commissione della Società Anonima Edilizia Moderna realizzò un complesso abitativo (e una serie di ambasciate, tuttora presenti) per la borghesia romana, una parte di città molto particolare tra la Salaria e la Nomentana.

Alla morte di Coppedè il quartiere fu completato da Paolo Emilio André. Il piano dell’opera comprendeva inizialmente la costruzione di 18 palazzi e 27 edifici tra palazzine e villini. Il 23 agosto 1917 la commissione edilizia fece una richiesta a Coppedè di dare al quartiere un’impronta romana.

Così Coppedè utilizzò il tema della Roma antica come le cornici e le modanature alla Roma imperiale ed un arcone richiamante gli archi di trionfo del Foro Romano.

L’ingresso principale del Quartiere, dal lato di via Tagliamento, è rappresentato da un grande arco che congiunge due palazzi. Poco prima dell’arco si trova un’edicola con una statua di Madonna con Bambino. Sotto l’arco, oltre a due balconi, si trova un grande lampadario in ferro battuto. L’arco è decorato con numerosi elementi architettonici, che hanno la caratteristica di essere disposti in modo asimmetrico.

Superato l’arco si giunge a piazza Mincio, centro del quartiere. In mezzo alla piazza sorge la Fontana delle Rane, costruita nel 1924. La fontana è costituita da una vasca centrale, di pochi centimetri più alta del livello stradale, con quattro coppie di figure, ognuna delle quali sostiene una conchiglia sulla quale si trova una rana dalla quale zampilla acqua all’interno della vasca. Dal centro della fontana si innalza una seconda vasca, di circa due metri di altezza, il cui bordo è sormontato da altre otto rane.

L’arco che sormonta l’ingresso del palazzo situato al numero civico 2 della piazza è una fedele riproduzione di una scenografia del film del 1914 Cabiria.

Per la sua particolare architettura il Quartiere Coppedè fu scelto dal regista Dario Argento come sfondo per alcune scene dei suoi film Inferno e L’uccello dalle piume di cristallo e nel 1976 dal regista Richard Donner per le sequenze iniziali del film Il presagio. Tra i film girati nel quartiere si ricorda anche il film noir del 1974 Il profumo della signora in nero del regista Francesco Barilli e Il Cielo In Una Stanza di Carlo Vanzina.

In una delle villette del quartiere aveva la sua casa romana il tenore Beniamino Gigli.

In via Tanaro si trova l’ambasciata del Sudafrica, in via Brenta si trovano quelle del Marocco e della Bolivia.

Gli interni di soggiorno erano divisi dalle zone di ambito privato quasi a formare dei «Quartieri di ricevimento» e dei «Sacrari di vita privata». Nei Villini delle Fate viene esaltata Firenze con una scritta «Fiorenza bella» e con delle decorazioni fiorentine raffiguranti Dante e Petrarca. Invece il lato di via Brenta è dedicato a Venezia con un leone di San Marco. Il Palazzo del Ragno inneggia al lavoro tramite la decorazione raffigurante un cavaliere con la scritta «Labor».

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