roma.vistanet.it

Lo sapevate? Nell’antica Roma esistevano delle osterie dove prima si mangiava e poi si faceva sesso

Lo sapevate? Nell’antica Roma esistevano delle osterie dove prima si mangiava e poi si faceva sesso.

La prostituzione nell’antica Roma era legale e autorizzata; anche gli uomini romani di più alto status sociale erano liberi d’impegnarsi in incontri con persone che esercitavano la prostituzione, sia femmine sia maschi, senza alcun pericolo d’incorrere nella disapprovazione morale. Tutto questo purché avessero dimostrato autocontrollo e moderazione nella ricerca del piacere sessuale.

Nel mondo pagano e nella Roma antica il sesso non fu mai considerato un peccato o un atto di cui moralmente vergognarsi; questo era vissuto con semplicità e naturalezza, senza incorrere nel biasimo sociale, purché praticato entro certi limiti e modi, senza compromettere la propria reputazione e danneggiare il proprio patrimonio.

Guadagnare con il corpo era uno dei mestieri che notoriamente si consideravano turpi e che comportavano l’infamia, la privazione della buona reputazione, dell’onorabilità, di chi l’esercitava. Ma mai la società romana ostacolò apertamente questo mestiere degradante. Anzi lo accettò come normale componente della vita quotidiana, socialmente utile, in quanto costituiva, soprattutto per la gioventù, una valvola di sfogo sessuale. Le taverne erano i locali pubblici dell’antica Roma, per mangiare, per bere e pure per dormire. I poveri, dal momento che spesso non avevano un posto nelle loro insulae dove cucinare, si nutrivano nelle taverne, dove i ricchi non andavano mai. Spesso erano dotate di stanze dove dopo il pasto si poteva fare sesso a pagamento.

Le taverne romane non offrivano solo cibo e bevande, ma anche servizi sessuali delle proprie cameriere. Per questo motivo, quello era uno dei mestieri considerati indegni, e generalmente veniva realizzato da donne di estrazione sociale molto bassa, come schiave, liberte povere o straniere. Come riporta un articolo di National Geographic, se era veramente necessario non era impossibile che il proprietario di una taverna arrivasse a far prostituire le proprie figlie, nonostante sapesse che così facendo le condannava a non abbandonare mai lo status più basso della società.

(Foto Romano Impero).

La prostituzione era molto economica. E non si tratta di un’esagerazione: un servizio sessuale economico aveva lo stesso prezzo di un bicchiere di pessimo vino, circa uno o due assi. Questo prezzo non si applicava solo nei bordelli, ma anche ai servizi delle cameriere, e per questo motivo la clientela di solito era di origini umili. Le donne – e meno frequentemente gli uomini – che vi si prostituivano erano schiave o liberte povere, che non avevano nessuna speranza di migliorare il proprio status. Le tariffe delle meretrici erano totalmente diverse: si trattava di donne colte e ricche che non solo concedevano favori sessuali, ma erano anche una compagnia gradevole. Eppure, anche se si trattava di donne ricche, per la morale romana continuavano ad essere indegne e in nessun caso paragonabili a una casta e “autentica” donna.

 

Exit mobile version