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Lo sapevate? Nel Colosseo vivono alcune piante rarissime. Scoprite come ci sono arrivate

Piante esotiche al Colosseo

Piante esotiche al Colosseo

Lo sapevate? Nel Colosseo vivono alcune piante rarissime. Scoprite come ci sono arrivate.

 

Il Colosseo, un ecosistema segreto: le piante rarissime che sfidano la storia.

C’è un segreto verde e inaspettato celato tra le millenarie arcate dell’Anfiteatro Flavio, un mistero botanico che aggiunge fascino e complessità a uno dei monumenti più famosi del mondo. Lo sapevate? Nel Colosseo vivono alcune piante rarissime, un patrimonio floristico inatteso e di eccezionale interesse scientifico. L’interno dell’anfiteatro presenta particolari specie floreali oggetto di studio da parte di botanici e naturalisti, un vero e proprio ecosistema che prospera all’ombra della storia.

Non si tratta di poche erbe infestanti. La vastità di questa flora spontanea è impressionante: da secoli gruppi di botanici hanno studiato e classificato oltre 350 specie floreali di origine esotica cresciute spontaneamente all’interno della struttura. Questa sorprendente biodiversità è tutt’altro che casuale. Queste specie crescono tra le rovine perché il microclima unico dell’anfiteatro romano è l’ideale per piante esotiche, offrendo riparo, umidità e condizioni termiche che le aiutano a sopravvivere anche lontano dai loro habitat originari.

La domanda che da sempre affascina gli studiosi è una sola: scoprite come sono arrivate a Roma e, in particolare, dentro le mura del Colosseo. La risposta affonda le radici nella storia stessa dell’anfiteatro, che fu per secoli il centro nevralgico degli scambi, dei commerci e degli spettacoli più grandiosi dell’Impero. Le teorie più accreditate suggeriscono che i semi di queste specie esotiche siano giunti in Roma in modi diversi: alcuni potrebbero essere stati portati dal vento, altri potrebbero essere stati accidentalmente importati insieme alle sabbie e alle terre utilizzate per l’arena, o magari nascosti nel pelo degli animali selvatici e delle fiere provenienti da terre lontane, impiegati per i giochi gladiatori. Altri ancora potrebbero essere arrivati con il commercio o come corredo di merci e alimenti giunti dai porti e dalle province dell’Impero.

Queste piante rarissime non sono semplici reperti vegetali, ma veri e propri testimoni viventi di una storia millenaria di connessioni e migrazioni. Costituiscono un unicum, un laboratorio naturale che continua a stupire per la sua capacità di auto-rigenerarsi in un ambiente così artificiale e monumentale. Gli studi proseguono per tracciare con precisione l’origine geografica di ogni specie, svelando un affascinante intreccio tra archeologia, storia e scienza botanica. Il Colosseo, dunque, non è solo pietra, ma un giardino segreto che ci invita a scoprire come ci sono arrivate le sue piccole, silenziose abitanti esotiche.

 

 

Qualche secolo fa il Colosseo appariva come un giardino. La struttura infatti era letteralmente ricoperto da alberi verdi e rigogliosi, da piante di mille specie diverse e da fiori colorati e profumati. Le primissime piante esotiche nacquero grazie ai semi arrivati con i carichi di uomini e animali che avrebbero dovuto lottare nell’anfiteatro.

Il Colosseo

Nell’Ottocento viaggiatori arrivavano dai paesi nordici ad ammirare questo spettacolo in pieno periodo romantico. I romantici viaggiatori del XVIII secolo trovarono il Colosseo estremamente suggestivo, come se la natura si fosse riappropriata del luogo. Shelley, Byron, Dickens, Thomas Cole, Henry James e molti altri artisti.
Il monumento, prima dell’intervento sistematico degli archeologi a partire dal 1870, era il regno dei botanici: numerosi sono i cataloghi oggi ancora conservati e vi si illustra nel dettaglio la flora del Colosseo.
Uno tra i più famosi è il catalogo pubblicato nel 1855 dal medico inglese Richard Deakin ed intitolato Flora of the Colosseum. In questa opera vengono catalogate ben 420 specie botaniche diverse e le stesse sono oggetto di mirabili illustrazioni.
Molte specie sono rimaste ma c’è da dire che il Colosseo non fosse stato ripulito dagli alberi e dai fiori probabilmente oggi sarebbe quasi completamente crollato.
Nel 1870 Pietro Rosa, direttore della Real Soprintendenza agli scavi ed alle antichità, eliminò dal Colosseo gran parte del “pittoresco ammanto di verdura”.

 

Costruito nel primo secolo dopo Cristo, il Colosseo ha ospitato i combattimenti dei gladiatori fino al sesto secolo. Nel 1643, quando il medico italiano Domenico Panaroli compilò il primo inventario delle piante, era pieno di gente che nel Colosseo ci viveva e lavorava, e fungeva anche da rifugio ai ladri. All’interno e sopra la struttura vivevano piante di ogni genere, alberi di fico, olmi, peri, olivi e ciliegi trovavano il loro habitat nell’anfiteatro, dove anche le pecore pascolavano nell’arena.

Già sotto Napoleone, nel 1810, cominciarono i lavori per ripulire l’anfiteatro. La flora del Colosseo venne censita per tre volte nel diciannovesimo secolo, e un’altra volta nel 1951.

I ricercatori, guidati da Giulia Caneva, lo hanno fatto ancora nel 2001. La lista comprende 684 specie, con un picco di 420 nel 1855 e un calo fino a 242 ai nostri giorni. Circa 200 di queste sono state presenti per tutto il lungo periodo di tempo. Il registro delle piante rivela uno spostamento verso specie che preferiscono un clima più caldo e secco.

Come riporta un interessante articolo di Colosseum.net, in anni recenti è stato eseguito un censimento della flora attuale del Colosseo. I rilievi, a cura dell’Università La Sapienza, sono iniziati nel 1990-1991 ed ampliati tra il 1998 ed il 2000. Approfittando del montaggio dei ponteggi per i restauri, è stato possibile raggiungere zone altrimenti inaccessibili, e la flora è stata rilevata nelle zone corrispondenti ai diversi livelli dell’anfiteatro, dagli ipogei freschi e umidi sino all’attico arido e soleggiato. E’ stata riscontrata una elevata ricchezza floristica: nonostante le periodiche operazioni di diserbo sono state censite 243 specie, di cui 169 negli ipogei, mentre dai livelli inferiori a quelli superiori si è riscontrato un progressivo impoverimento.

 

 

Oltre le specie più comuni, sono state rilevate alcune specie rare o rarissime per la città di Roma, quali l’Asphodelus Fistulosus e il Sedum dasyphyllum. Ciò conferma quanto già rilevato per altre aree archeologiche, ovvero che sono aree di rifugio per specie fortemente minacciate nell’habitat urbano.

 

 

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