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Lo sapevate? A Trastevere c’è una targa che ricorda la nascita del grande Alberto Sordi

Lo sapevate? A Trastevere c’è una targa che ricorda la nascita del grande Alberto Sordi.

Alberto Sordi nacque il 15 giugno 1920 in via San Cosimato 7 a Roma, nel rione di Trastevere, ultimo figlio di Pietro Sordi, professore di musica e strumentista, titolare della tuba contrabbassa dell’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, e di Maria Righetti, insegnante elementare. Il palazzo fu abbattuto nel 1928 per fare spazio a un edificio della Caritas. La famiglia si trasferì allora in un appartamento poco lontano, in via Giacomo Venezian e poi al di là del Tevere, davanti a Ponte Sisto, tra via dei Pettinari e via delle Zoccolette. Una targa ricorda quel suo “passaggio”.

 

 

La famiglia era composta anche dalla sorella Savina, dal fratello Giuseppe e dalla sorella Aurelia, mentre il terzogenito, anch’egli di nome Alberto, era morto il 24 maggio 1916 dopo pochi giorni di vita.

 

 

L’appartamento di Trastevere fu ottenuto dal padre grazie al lavoro nella banda municipale. La mamma aveva lasciato il lavoro quando le era nata la prima figlia. Nel libro “A Roma con Alberto Sordi”, scritto da Nicola Manuppelli, editore Giulio Perrone, il primo appartamento dei Sordi nel quartiere Trastevere viene così descritto: “Una cinta di mura, all’epoca, racchiudeva nell’appartamento di via San Cosimato 7 una ventina di famiglie di dipendenti pubblici. Poco distante c’era un vecchio cinema che poi i fascisti destinarono a garage della milizia motociclista. All’angolo con via Manara c’era Pasquino, un piccolo caffè che apparteneva al poeta romanesco Romolo Lombardi (ai tempi noto come er poeta de Trestevere) e dove Alberto andava a mangiare i maritozzi con la panna e lo squaglio di cioccolata”. Così descriveva Trastevere Alberto Sordi: “Il quartiere aveva la tipica atmosfera di paese, con i palazzi alveare, le case di ringhiera, la gente umile. Un’isola felice, piena di calore, considerata dagli abitanti completamente al di fuori del resto della città”.

 

Trascorse parte dell’infanzia nella cittadina di Valmontone e frequentò la scuola elementare “Armando Diaz”, dove iniziò a improvvisare piccole recite con un teatrino di marionette. Cantò inoltre come soprano nel coro di voci bianche della Cappella Sistina diretto da don Lorenzo Perosi, fino alla precoce trasformazione della voce in basso, divenuta poi una delle sue caratteristiche distintive. Studiò canto lirico e si esibì sulla scena operistica per un certo periodo della giovinezza.

Nel 1936 incise un disco di fiabe per bambini per la casa discografica Fonit e con il ricavato partì per Milano, dove si iscrisse al corso di recitazione all’Accademia dei filodrammatici. Per trasferirsi al nord abbandonò gli studi all’Istituto di Avviamento Commerciale “Giulio Romano” di Trastevere (conseguì comunque come privatista il diploma di ragioniere alcuni anni più tardi per fare contenta la madre). L’esperienza ebbe un esito fallimentare e si concluse con l’espulsione del giovane Sordi a causa della sua percepibile inflessione dialettale romanesca.

 

Rientrato nella capitale, nel 1937 trovò lavoro come comparsa a Cinecittà, apparendo nel film kolossal Scipione l’Africano in un ruolo da generico soldato romano. Nello stesso anno vinse un concorso indetto dalla Metro-Goldwyn-Mayer per doppiare la voce di Oliver Hardy (inizialmente presentandosi con lo pseudonimo Albert Odisor), insieme a Mauro Zambuto, che prestava la voce a Stan Laurel. Come Sordi stesso ebbe a raccontare nel programma televisivo Laurel & Hardy – Due teste senza cervello, si presentò alle audizioni privo di esperienza specifica di doppiaggio e con poche aspettative di successo, considerata la concorrenza di professionisti affermati del settore; fu il direttore della MGM a ritenere il suo registro basso e il timbro di voce «caldo e pastoso» un connubio ideale per la notevole mole del personaggio (nonostante la voce di Hardy fosse in realtà nel registro tenorile); fu dunque scritturato senza indugi, debuttando nel ridoppiaggio della comica Sotto zero nel 1939, seguita dal lungometraggio I diavoli volanti nello stesso anno.

 

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