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Lo sapevate? A Roma ci sono tre chiese che ospitano sei magnifici dipinti del Caravaggio

(Foto Francesca Nunberg).

Lo sapevate? A Roma ci sono tre chiese che ospitano sei magnifici dipinti del Caravaggio.

(PRIMA PUNTATA) Non tutti sanno che nella Città Eterna è possibile vedere sei splendidi capolavori di Caravaggio in modo completamente gratuito, senza fare file, e godendo di una tranquillità impagabile. Tre chiese di Roma conservano importanti opere di Michelangelo Merisi (1571-1610), passato alla storia come Caravaggio. Questi dipinti, aspetto rarissimo, si trovano lì dal momento in cui Caravaggio le realizzò. Una particolarità che le rende ancora più uniche. Oggi cominceremo questo nostro tour virtuale con la prima delle tre chiese che ospitano le opere di immenso artista.

La prima chiesa si chiama San Luigi dei Francesi ed è una delle basiliche più belle di Roma.

La chiesa di San Luigi dei Francesi si affaccia sulla piazza omonima, a due passi da piazza Navona, nel rione Sant’Eustachio. È la chiesa nazionale dei francesi di Roma dal 1589.
La chiesa, dal punto di vista artistico, è un’esaltazione della Francia attraverso la rappresentazione dei suoi santi e dei suoi più grandi personaggi storici. Nella facciata sono rappresentate le statue di Carlo Magno, San Luigi, Santa Clotilde, Santa Giovanna di Valois. All’interno vi sono affreschi con le Apoteosi di San Luigi e san Dionigi ed il racconto della vita di Clodoveo.

Due sono i luoghi che racchiudono veri e propri capolavori dell’arte del XVII secolo. Nella seconda cappella della navata di destra vi sono l’affresco con storie di Santa Cecilia del Domenichino e, sull’altare, una copia di Guido Reni della Santa Cecilia di Raffaello; mentre nella quinta cappella della navata di sinistra (cappella Contarelli) vi sono tre capolavori assoluti del Caravaggio: il Martirio di San Matteo, San Matteo e l’angelo e Vocazione di San Matteo.

I lavori per la costruzione della chiesa furono eseguiti da Domenico Fontana su progetto di Giacomo Della Porta, e grazie alla munificenza di Caterina de’ Medici, dal 1518 al 1589, e la chiesa fu consacrata l’8 ottobre 1589. Poi ristrutturata da Carlitos Tetaz l’anno dopo. Nel 1749 gli interni vennero rinnovati sotto il progetto dell’architetto francese Antoine Dérizet; tali lavori proseguirono fino al 1764.

La Cappella Contarelli, acquistata dal cardinale Mathieu Cointrel (italianizzato in Matteo Contarelli) nel 1565, il quale nel frattempo era morto, era passata in eredità a Virgilio Crescenzi il quale a sua volta aveva affidato la decorazione pittorica al Cavalier d’Arpino, con cui Caravaggio collaborò durante la sua prima permanenza a Roma.
La commissione del ciclo pittorico giunse a Giuseppe Cesari attraverso l’interessamento del Cardinal Del Monte, che gli diede il compito di eseguire il tema richiesto con una grande unitarietà e rigore storico; questo si deduce dalle varie e vaste citazioni di fonti letterarie presenti nell’iconografia dei dipinti. Il lavoro quindi passò nelle mani di Caravaggio, il quale dovette portare a compimento le tele della cappella prima dell’Anno Santo del 1600.

Ospita il ciclo pittorico su San Matteo realizzato da Caravaggio. La cappella, ultima nella navata sinistra entrando nella chiesa, è di modesta dimensione, sopra l’altare c’è San Matteo e l’angelo, sul lato destro il Martirio di San Matteo e su quello sinistro la Vocazione di San Matteo.

 

Caravaggio ottenne l’incarico di decorare la cappella con tre tele grazie all’intercessione del suo mecenate, il cardinale Francesco Maria del Monte, presso la comunità francese. Le tre tele raccontano, come accennato, episodi della vita di San Matteo: fu scelto questo santo perché portava lo stesso nome del cardinale Cointrel. Caravaggio ricevette la commissione nel 1599 e si mise subito al lavoro, dipingendo il Martirio di San Matteo, che terminò l’anno successivo, così come la Vocazione di San Matteo, e il San Matteo e l’angelo, che invece fu realizzato nel 1602. Sono tre capolavori di importanza fondamentale per la storia dell’arte, perché grazie a essi Caravaggio sovverte completamente gli schemi, soprattutto per quanto riguarda il realismo (molto evidente soprattutto nel San Matteo e l’angelo: pensate che una prima versione dell’opera fu rifiutata in quanto ritenuta troppo realistica) e l’uso della luce, che per esempio nella Vocazione di San Matteo diventa quasi la protagonista dell’opera. Una luce naturale che guida comunque l’osservatore e lo aiuta a comprendere la scena, illuminando il santo chiamato da Cristo e lasciando nell’ombra chi non si cura della presenza del Signore. Nella prossima puntata andremo a vedere la seconda chiesa romana che ospita altri quadri del Caravaggio.

 

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