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Detti e modi di dire romaneschi: “Fijo de ‘na m…….”, ecco come è nato uno degli insulti più famosi a Roma

Detti e modi di dire romaneschi: “Fijo de ‘na m…….”, ecco come è nato uno degli insulti più famosi a Roma.

L’altro giorno per la rubrica “Lo sapevate?” ci siamo occupati della Ruota degli Esposti (e dei bambini neonati abbandonati), che a Roma si trova tuttora all’Ospedale Santo Spirito in Saxia, attiva sino al 1923.

Oggi andremo a vedere da dove deriva uno dei più famosi insulti romani e italiani: Fijo de ‘na m…….”, espressione colorita romanesca che vuol dire in italiano “figlio di p……”, nel senso di “prostituta”. Un’espressione legata a doppio filo con la Ruota degli Esposti. Scoprite perché.

Il figlio di p…… o, in romanesco, fijo de ‘na m……., indica una persona disonesta, corrotta, spregiudicata, capace di qualsiasi azione, oppure con valore attenuato, e spesso scherzoso o addirittura di ammirazione, un furbacchione.

Ritorniamo per un momento alla Ruota degli Esposti: l’abbandono (quando non venivano buttati nel Tevere) era una pratica assai diffusa, soprattutto fra le prostitute che andavano incontro ad una gravidanza indesiderata.

La “ruota degli esposti”, disattivata da più di un secolo è ancora lì, accanto al civico 2, portone dell’ospedale. Sulla cassetta per le offerte, incassata nel muro, è ancora visibile la scritta, pur se ormai consumata dal tempo: “Elemosine per li poveri proietti dell’hospidale”.

Con la ruota e la pratica di ricevere i piccoli abbandonati nacque anche una nota parolaccia romana.

I piccoli venivano registrati in latino come “filius matris ignotae”, cioè “figlio di madre ignota” o, abbreviando, “filius m.ignotae”, da cui “figlio di mignotta” romanesco. Dall’usanza di chiamare i trovatelli con il termine projetti (dal latino proicere, esporre, gettare), deriva uno dei più comuni cognomi romani: Proietti. Così è anche per Esposito, che deriva dal termine “esposto”.

Gli esposti maschi, una volta adulti, venivano avviati al lavoro; le femmine invece se non riuscivano a sposarsi erano destinate a rimanere all’interno dell’ospedale dedicandosi al lavoro e alla preghiera.

La ruota riceveva una media di mille bambini l’anno e salvò certamente molti neonati dalla morte. La ruota del Santo Spirito è probabilmente la più antica d’Italia: in Italia il loro uso è stato abolito per legge nel 1923.

Lo sportello che dava accesso alla ruota era dotato di una grata che permetteva di adagiare all’interno solo bimbi molto piccoli, neonati. Dopo aver posto il bimbo la madre suonava un campanello che avvisava le suore che si doveva girare la ruota e prendere il bambino. Il nuovo arrivato veniva avvolto in un drappo azzurro, consegnato alla Priora delle Balie e segnato su un piedino con una doppia croce.

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