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Accadde oggi: 18 gennaio 1977, muore a Roma il giocatore della Lazio Re Cecconi, vittima di un suo tragico scherzo

Accadde oggi: 18 gennaio 1977, muore il giocatore della Lazio Re Cecconi, vittima di un suo tragico scherzo.

Esattamente 45 anni fa, a Roma, la tragedia di Luciano Re Cecconi, il centrocampista della Lazio del primo scudetto e della Nazionale, rimasto ucciso in circostanze mai del tutto chiarite mentre simulava per scherzo una rapina a un gioielliere, che aveva già subito delle rapine e che reagì sparando, uccidendolo. Un avvenimento di cui si parla ancora e che allora scosse terribilmente il mondo del calcio e la vita romana.

Buon centrocampista, vinse il mitico primo scudetto della Lazio nel 1974. Fu convocato anche in Nazionale e partecipò ai fallimentari Mondiali in Germania nell’estate del 1974.

La sera del 18 gennaio 1977 Re Cecconi si trovava con due amici, il compagno di squadra Pietro Ghedin e il profumiere romano Giorgio Fraticcioli. Si recarono insieme nella gioielleria di Bruno Tabocchini, in via Francesco Saverio Nitti 68, nella zona della Collina Fleming della capitale, per consegnare alcuni campioni di profumo.

La dinamica tuttora non è chiara. Si ipotizzò comunque che Re Cecconi avesse simulato, per scherzo, un tentativo di rapina e che il gioielliere avesse reagito sparando. Re Cecconi fu colpito in pieno petto da un proiettile sparato da una pistola Walther calibro 7,65 e morì in ospedale alle 20:04.

Tabocchini fu poi arrestato e accusato di “eccesso colposo di legittima difesa”; processato solo 18 giorni dopo, venne assolto per “aver sparato per legittima difesa putativa”.

Tuttavia, nella ricostruzione dei fatti riportata da Il Fatto Quotidiano, nel gennaio 2015, Re Cecconi non avrebbe fatto nulla che potesse essere interpretato come un tentativo di rapina. Nonostante il parere contrario del pubblico ministero Franco Marrone, la Procura di Roma non presentò ricorso in appello. In un’intervista ad un telegiornale RAI, che precede di alcuni giorni la celebrazione del processo, alla versione ufficiale, Pietro Ghedin avrebbe aggiunto che il negoziante ebbe modo di vedere in volto gli avventori quasi sincerandosi dell’assenza della minaccia per poi misteriosamente esplodere il colpo fatale, versione poi non suffragata nel corso del dibattimento. Nel 2012 è uscito il libro inchiesta dello scrittore Maurizio Martucci, che attacca la versione ufficiale sulla morte del calciatore, contesta la tesi dello scherzo finito in tragedia e sostiene che Re Cecconi venne ucciso senza aver pronunciato una parola.

Re Cecconi morì a soli 28 anni, lasciando la moglie Cesarina, la figlia Francesca di pochi mesi e il figlio Stefano di due anni. Le sue spoglie furono tumulate nel cimitero della natia Nerviano. Poco dopo la morte, l’ingegnere Agostino D’Angelo, dirigente della Lazio e suo grande amico, inaugurò la Fondazione Luciano Re Cecconi – Contro la violenza.

Nel novembre 2003, il Comune di Roma gli dedicò una strada nel quartiere Tuscolano.

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