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La Roma che non c’è più: l’antico arco di Portogallo, abbattuto nel 1662

La Roma che non c’è più: l’antico arco di Portogallo, abbattuto nel 1662.

Sino al 1662 in quella che è l’odierna via Del Corso, allora via Lata, era presente un magnifico arco trionfale romano, chiamato “Arco del Portogallo”. Era un monumento grandioso che univa due palazzi ma purtroppo fu abbattuto, come tante altre antiche strutture antiche repubblicane e imperiale, smembrate e, in parte riutilizzate, per costruire nuovi edifici.

L’arco di Portogallo (conosciuto anche come arcus de Trofoli o de Tripolis e arcus triumphalis e, in epoca moderna Arco dei Retrosoli) era poco prima di via della Vite.

Prende il nome dalla allora residenza dell’ambasciatore del Portogallo, palazzo Fiano, a cui si appoggiava.

Inizialmente fu al centro di un vero e proprio dibattito, perché la datazione era controversa e alcuni studiosi in passato avevano addirittura sostenuto che non si trattasse di un’opera antica. Nel tempo l’interpretazione è cambiata e la maggior parte degli studiosi attribuisce ora l’arco all’età tardo-antica, probabilmente all’età di Aureliano, ipotizzando che costituisse uno degli accessi monumentali al suo tempio del Sole. Secondo una prima interpretazione, l’arco avrebbe potuto far parte di un ramo di acquedotto, quello che conduceva l’Aqua Virgo dal colle Pincio alle Terme di Nerone in Campo Marzio. Ma uno studio recente sembra smentire definitivamente questa interpretazione. L’attuale interpretazione prevalente, invece, è che costituisse un accesso monumentale all’area del Tempio del Sole (scomparso), fatto costruire dall’imperatore Aureliano attorno al 275 in corrispondenza dell’attuale chiesa di San Silvestro in Capite.

L’arco congiungeva i due palazzi sui lati opposti della strada. Aveva un unico fornice, con una coppia di colonne su ciascun lato; in mezzo a queste era affisso un pannello in rilievo. Il passaggio era poi sormontato da una cornice con un fregio a girali.

Attorno all’XI secolo una metà dell’arco fu distrutta: vennero abbattute le colonne e una parte del fregio, ma non del rilievo. La porzione mancante venne ricostruita, e qualche tempo dopo vi furono anche edificati sopra alcuni ambienti, probabilmente un’intera abitazione.

Non tutto è andato perduto di questo monumento antico. Due rilievi con l’Apoteosi di Vibia Sabina (moglie di Adriano) e un’Elargizione di aiuti alimentari ai bambini romani ad esempio provengono da questo arco e sono stati reimpiegati dall’età dei primi Antonini (metà del II secolo); appartiene invece ad un altro ritrovamento il Discorso di Adriano, proveniente da piazza Sciarra.

L’arco di Portogallo era stato costruito in blocchi di peperino e travertino, con l’attico in laterizio (mattoni). Le colonne, con capitelli compositi che inquadravano il fornice unico furono in parte eliminate, insieme alla trabeazione, tra il 1550 e il 1565.

La struttura fu demolita nel 1662 ed i pannelli appartenenti al periodo adrianeo furono posti, in quello stesso periodo, nello scalone di Palazzo dei Conservatori (oggi Musei capitolini).

Fu demolito da Alessandro VII nel 1665; sul muro di Palazzo Fiano venne affissa una targa a ricordo dell’arco, nel punto dove sorgeva. La sua distruzione puntò a migliorare la viabilità della strada.
Durante il Carnevale in via del Corso (via Lata) si teneva famosa corsa dei Barberi, per la quale l’arco costituiva indubbiamente una pericolosa strettoia.

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