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Detti e modi di dire romaneschi: “Daje”, l’espressione ormai famosa non solo in Italia

La notizia dell’arrivo di José Mourinho quale prossimo tecnico della Roma ha scatenato non solo la tifoseria romana giallorossa ma anche la curiosità dei giornalisti inglesi. L’emittente britannica Sky Sports News, nel riportare la notizia, è andata in difficoltà sulla traduzione e sulla pronuncia di una delle più famose espressioni romanesche, “Daje Roma!”, usata dallo stesso tecnico portoghese per far conoscere la sua decisione sui social. Andiamo a scoprire i numerosi significati di questa espressione ormai molto popolare.

Nella fattispecie, l’espressione, in quel contesto, significa più o meno “Forza Roma”. Il video che mostra la perplessità della giornalista Vicky Gomersall è circolato molto su Twitter e ha provocato un certo divertimento in Italia.

In Italia “daje” è ormai un’espressione che si è diffusa ormai anche tra i non romani: per dire quello che in italiano si potrebbe tradurre con “forza” o “alé”: un incitamento, un incoraggiamento, per invitare qualcuno a fare qualcosa o a reagire con grinta, ma anche per esprimere entusiasmo. A Roma, i contesti in cui viene usato sono comunque tanti ma spesso viene anche utilizzato impropriamente come intercalare (sequenze di suoni che vengono inserite nella frase e nel flusso comunicativo spesso in maniera automatica e irriflessa).

Daje non ha un’origine precisa, perché è semplicemente una forma dialettale romanesca derivata dall’imperativo del verbo “dare”. Perché ha fatto presa anche fuori da Roma e dalla regione laziale? Probabilmente per la sua efficacia e immediatezza, e poi per moda, anche perché il modo di parlare romanesco è da sempre uno dei più rappresentati nel cinema e nella televisione. Daje è quindi un’espressione utilizzata in molte regioni d’Italia anche grazie alla diffusione mediatica e sociale.

Vediamo meglio nei dettagli: dàje è formato dal verbo dare (a Roma troncato in ) e dal pronome je, che nel romanesco sta per ‘gli’, ‘le’: vale, quindi, darglidarle, darci; può essere sia la forma dell’infinito, sia dell’imperativo».

L’espressione usata da Mourinho è la forma imperativa ed esprime incitamento, incoraggiamento, ma non è l’unica accezione di daje. Le altre possono esprimere impazienza, disappunto. In questo caso l’intonazione che si utilizza è diversa, simile a quella di “aridaje”, un’altra espressione che sta sempre a esprimere stizza, fastidio.

Queste accezioni sono documentate dai tempi di Giuseppe Gioacchino Belli, uno dei più noti e importanti autori di componimenti in romanesco che visse nella prima metà dell’Ottocento.

A volte si lega a prefissi e suffissi per assumere connotazioni ulteriori, ad esempio esortative, come nel caso di ed-daje o aridaje. Oppure è semplicemente un’affermazione di assenso, oppure di soddisfazione, o ancora di gioia.

 

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