La coccinella, benedizione dei campi e simbolo di fortuna.
Adesso la coccinella, nome scientifico Coccinella septempunctata Linnaeus, viene impiegata nell’agricoltura biologica come antiparassitario naturale grazie alla sua straordinaria voracità nei confronti di afidi e cocciniglia, che ne fa un prezioso alleato per chi coltiva nel rispetto dell’ambiente. Ma la sua fama non nasce oggi: già anticamente i contadini ne conoscevano l’utilità concreta e la osservavano con rispetto, grati per il suo ruolo silenzioso ma efficace nella protezione delle coltivazioni. Era così apprezzata che veniva considerata una vera e propria benedizione, un dono della natura che arrivava al momento giusto per salvare i raccolti. Proprio per questo, nella tradizione non solo isolana ma anche in molte altre culture contadine, la coccinella è entrata nell’immaginario popolare come un autentico portafortuna, un piccolo segno positivo da accogliere con un sorriso, simbolo di abbondanza, equilibrio e armonia tra uomo e natura.
A questa sua prerogativa di “nemico del nemico” degli agricoltori sono dovuti diversi nomi che in sardo vengono dati alla coccinella: bacca ‘e Babbu Mannu, santalucia, bobboi de Santu Giuanne, bacca de Santa Maria, caddu’e Santu Ainzu, santunicola, santaluchiedda, bol bola de Santu Giuanne.
Ma un po’ come per quasi tutti gli animali, il sardo offre un’infinità di varianti, da babbaiola a volavolatirrìa, da aramedda a pubusedda, passando per mariola, mariapesaebòla, babbaurru ruju, olaluchia, buttiola, pipiridonna e mundiòla. E dalle vostre parti come si chiamala coccinella?