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Leggende sarde: la bellissima storia sull’origine delle launeddas che incantarono i Fenici

Un uomo vecchio ma ancora vigoroso viveva in un piccolo villaggio di pastori. Possedeva un gregge numeroso aveva una moglie fedele e buona e una figlia amatissima. L’uomo che si chiamava Sadur, che come scrive Grazia Deledda derivava da Sadurru che significa Saturnino, aveva subito come gli altri abitanti del villaggio, le incursioni dei Fenici.

Quegli uomini vestiti in maniera strana, giungevano dal mare sulle loro imbarcazioni dalle vele rosse e predavano e devastavano i villaggi, incendiavano le capanne e uccidevano le pecore per i loro banchetti. Sadur tuttavia, forte e coraggioso era sempre riuscito a mettersi in salvo portando via la moglie e la figlia, e nascondendosi col suo gregge in un posto segreto sulle montagne.

Ma Sadur stava invecchiando, la forza lo stava abbandonando, vedeva poco e le sue mani tremavano. L’uomo era sempre più preoccupato, da qualche anno quegli uomini non si presentavano più, ma lui sentiva che presto sarebbero tornati. L’unica sua consolazione era suonare le canne. Ne aveva diverse e ciascuna produceva un suono diverso, malinconico e melodioso e Sadur le suonava una per volta per non pensare alle sue preoccupazioni.

Un giorno, come Sadur aveva temuto, comparvero le navi dalle vele rosse e l’uomo ormai troppo vecchio capì che non era più in grado di scappare. Così affidò gran parte del suo gregge alla moglie e alla figlia e disse loro di andare a nascondersi nel solito nascondiglio sulla montagna. Aveva infatti saggiamente pensato che se fosse rimasto da solo alla sua capanna con poche pecore gli invasori lo avrebbero creduto solo e non sarebbero andati a cercare la moglie e la figlia. Appena arrivati i Fenici devastarono il villaggio, Sgozzarono le pecore di Sadur, e usarono il legno della sua capanna per arrostirle.

Quando trovarono le canne sonore del povero vecchio, vollero che l’uomo mostrasse loro come funzionavano, e quando Sedur si mise a suonarle rimasero incantati, il comandante dei Fenici, un giovane di bell’aspetto pretese che il vecchio le suonasse tutte insieme, Sedur che non lo aveva mai fatto prima legò le canne con dei fili d’erba robusti e trasse dal suo strumento un suono melodioso, armonioso in grado di riprodurre i suoni della natura come quelli del vento e dell’acqua, che indusse i Fenici al sonno. Quando il giovane comandante si svegliò, disse al vecchio pastore che era disposto ad accordargli qualsiasi favore fosse in suo potere.

Sedur allora confessò di avere moglie e figlia, e si fece promettere che nessuno dei Fenici avrebbe fatto loro del male. Il comandante non solo promise a Sedur che avrebbe sempre rispettato le due donne ma lo autorizzò a farle tornare alla capanna che ordinò ai suoi uomini di ricostruire. Quando poi le donne tornarono al villaggio, il giovane comandante innamoratosi della figlia di Sadur per la sua grazia e la sua bellezza, decise di sposarla.

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