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La battaglia contro il cancro dell’ogliastrina Daniela Piras e della sua mamma: «La vita è bella quanto imprevedibile»

«La vita è bella quanto imprevedibile.» Inizia così il racconto di Daniela Piras, 35enne girasolese, impiegata, mamma di due splendidi bambini e moglie. Il suo percorso ricorda quanto sia importante avere sempre il sorriso, nonostante tutto – che poi, nella vita, è proprio il “nonostante tutto” a fare la differenza. Le sue parole sono un inno a non mollare mai. A vedere il bello nelle piccole cose. A non lasciarsi abbattere da nulla, come guerrieri. Ce ne dimentichiamo, di tutto ciò, così presi dalle nostre vite frenetiche, ma sorridere e pensare positivo può davvero attuare il miracolo. Può permettere di rinascere, di spiegare le ali, di non soccombere.

Sì, perché le sfide che la 35enne e la sua famiglia hanno affrontato non sono state semplici da mandare giù. Non è un film della Disney, l’esistenza umana, eppure il sorriso di Daniela e la sua serenità sono contagiose. Ma facciamo un salto indietro. «Al momento della diagnosi avevo 10 anni e mezzo, avevo una vita normale e felice, con due genitori sempre presenti e un fratellino di 4 anni da coccolare. La scoperta della malattia avvenne per puro caso: durante un allenamento di karate ricevetti un colpo accidentale al petto che causò un rigonfiamento. La pediatra si insospettì, da lì iniziarono gli accertamenti che portarono alla diagnosi: Linfoma di Hodgkin.»

È il 30 gennaio del 1998 quando la piccola Daniela entra per la prima volta in un posto che nessun bambino dovrebbe mai conoscere: pensa di restare solo per una TAC di controllo, poi rimane per un mese nel reparto di Oncoematologia pediatrica del Microcitemico di Cagliari. «Quando entri in un reparto di oncoematologia, è inevitabile percepire l’angoscia e la tristezza dei pazienti, ma ancora più straziante è entrare in un reparto di Oncoematologia pediatrica: i piccoli pazienti, nonostante la battaglia che stanno affrontando, riescono a dare la forza e il coraggio ai loro genitori… Sì, perché quando si è bambini si affronta tutto più facilmente, anche la lotta contro il cancro.»

A rendere un po’ più semplice questa burrascosa permanenza, spiega Daniela, sono la dolcezza e la professionalità con cui il personale sanitario svolge il proprio lavoro: siano benedette empatia e gentilezza, in questi casi. «Ricordo ancora l’infermiera che mi fece il primo prelievo di sangue: come dimenticare la dolcissima Stefania, che qualche volta incontro ancora quando vado alle visite di controllo. Ricordo perfettamente il primo incontro con Dottor Giulio Murgia: fu subito “amore” a prima vista! Lui – con la sua professionalità, l’amore per il suo lavoro, la sua simpatia e con il suo potere di rassicurarmi sempre – è stato per me un punto di riferimento importantissimo, sempre presente in ogni momento del bisogno, sempre pronto a sostenermi e a rassicurarmi come nessun altro era in grado di fare.» Presto, circa 15 giorni dopo il ricovero, arriva la diagnosi: Linfoma di Hodgkin.

«Era una parola troppo complicata per una bambina di 10 anni,» continua la Piras «quindi i dottori cercarono un modo semplice per spiegarmi il mio percorso di cura. Mi parlarono di un prato di fiori (che ero io) intaccato dalle erbacce (le cellule tumorali) che dovevano essere eliminate: ogni ciclo di chemioterapia avrebbe dovuto ridurre queste erbacce ma, se questo non fosse capitato, non sarebbe accaduto nulla. Mi dissero che si poteva pure perdere qualche battaglia, l’importante era vincere la guerra.» Daniela affronta in maniera serena la malattia, sempre supportata dalla mamma e dal papà, che riescono, nonostante il calvario della loro bambina, a non cadere mai. «Devo ringraziare i miei genitori, veri eroi di questa storia, che non hanno mai avuto un cedimento davanti a me: sono sempre stati ottimisti e rassicuranti, nonostante il peso che portavano nel cuore. Adesso che sono mamma e mi preoccupo anche solo per qualche linea di febbre dei miei bambini, posso solo immaginare lontanamente quello che li ha travolti.»

Ma le brutte notizie non finiscono qui. A soli sei mesi dalla diagnosi di Daniela, ne arriva un’altra, questa volta per la sua mamma: «Non eravamo ancora usciti dall’incubo che ne iniziò un altro: Linfoma non Hodgkin.» Ma, con coraggio, si riparte a battagliare, perché la famiglia Piras non è certo disposta a soccombere, e sia Daniela che sua madre combattono con unghie e denti. «È inutile dire che questo tipo di malattia ti cambia la vita. Da un giorno all’altro ti crolla letteralmente il mondo addosso, è come se la tua vita si mettesse in pausa e tu aspettassi solo di uscire da questo tunnel. Non puoi fare le cose che facevi prima, io potevo vedere pochissima gente per via delle difese immunitarie basse e dovevo sempre indossare la mascherina. Non ho avuto sicuramente una vita spensierata come quella dei miei coetanei, ogni volta che mi accadeva qualcosa di bello, avevo paura che mi venisse strappata dalle mani.» Certo, rimarca, è un trauma che non si dimentica facilmente – «Non ho mai fumato neppure una sigaretta,» spiega «preservando la mia salute sempre» –, ma la sua fame di vita, di bellezza, di spensieratezza e di speranza non si è mai sopita.

«La vita è bella e bisogna godersela appieno: ogni giorno prendo esempio da mia mamma che, dopo la diagnosi del Linfoma, ha scoperto di avere la sclerosi multipla e da poco un altro Linfoma, ma a lei non manca comunque mai il sorriso» conclude. «Vorrei ringraziare mio padre, il pilastro della nostra famiglia, una persona bella davvero. Lui è sempre pronto ad aiutare gli altri, ha sempre una buona parola per tutti. E vorrei chiedere scusa a mio fratello Marco perché, involontariamente, gli ho portato via un po’ delle attenzioni di mamma e papà quando aveva solo 4 anni… lui che iniziava le sue letterine a Babbo Natale chiedendo la mia guarigione e quella di mia mamma. Ringrazio mio marito Luigi che mi sopporta e supporta tutti i giorni.»

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