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Lo sapevate? Il mustiolo è un eccellente equilibratore tra flora e fauna

Lo sapevate? Il mustiolo è un eccellente equilibratore tra flora e fauna.

In Sardegna, sull’isola dell’Asinara, sul Settefratelli, sul Supramonte e recentemente anche su Tavolara, vive il mustiolo, il mammifero più piccolo del mondo per peso e massa. Ma il mustiolo, a differenza dei ratti di città (veicolo di virus e batteri), rappresenta una presenza gradita e addirittura utile, perché contribuisce, con la sua voracità, a conservare l’equilibrio naturale tra flora e fauna, in quanto si ciba di larve e insetti dannosi.

E’ attivo sia di giorno che di notte e alterna fasi di attività con quelle di riposo, cacciando lombrichi, insetti, artropodi ed altri invertebrati di dimensioni uguali o maggiori delle sue. Sono animali innocui e utili all’uomo soprattutto nel campo dell’agricoltura. L’aspettativa di vita è breve: in natura vive dai 12 ai 18 mesi. Nonostante la sua taglia davvero insignificante, il mustiolo è un temibile carnivoro. Attacca senza esclusioni tutte le prede che riesce a individuare, purché siano più piccole rispetto a sé stesso.

 

Il mustiolo è difficile da avvistare ma una volta catturato (voi anime gentili lasciatelo comunque libero nel suo ambiente) è facilmente addomesticabile.

L’allevamento in cattività presenta però alcune difficoltà, sia perché il mustiolo è sensibilissimo al cambiamento di temperatura, sia per la forte mortalità derivante dalla mancanza di cibo adatto.

Come riporta Sardegna Foreste è noto anche come Pachiuro etrusco; è un mammifero della famiglia dei Soricidi, più comunemente noti come toporagni.

Il suo corpo, lungo da 3,5 a 5 cm, è ricoperto di una peluria sottilissima, di colore tra il grigiastro e rossiccio bruno, più chiaro sotto al ventre che sul dorso. Peli tattili e assai lunghi, su tutto il corpo.

La coda, lunga da 2 a 3 cm, è ugualmente fornita di numerosi peli lunghi.

La testa è appuntita; gli occhi, molto piccoli, affondano nel pelame. Le orecchie, invece, sono grandi e ben visibili. Nel muso è dotato di lunghissimi baffi, o vibrisse.

I denti del mustiolo sono bianchi.

 

Da adulto pesa circa 1,2 – 2,5 grammi e ha una lunghezza totale di 5 -6 cm.; la coda è lunga circa la metà del corpo, è nuda salvo alcuni lunghe setole. Ha la morfologia tipica del toporagno con la testa di dimensioni relativamente grandi, il muso lungo e appuntito, gli occhi poco visibili e le orecchie piccole e tondeggianti. Si distingue dall’altro soricide presente in Sardegna (Crocidura russula) oltre che per le dimensioni inferiori, anche per la diversa colorazione. Il suo colore è di un grigio marroncino uniforme, più o meno scuro con il ventre più chiaro, biancastro.

 

I ricercatori di “Life Puppinus Tavolara” – progetto volto alla tutela della maggiore popolazione mondiale di Puffinus yelkouan (un volatile marino molto raro ma diffuso a Tavolara) e contenimento/eradicazione di specie aliene invasive – recentemente hanno ritrovato due esemplari vivi di mustiolo.

Come si può vedere dalla foto il mustiolo (suncus etruscus, topixeddu in sardo) è veramente molto piccolo: pesa non più di 3 grammi ed è dieci volte più piccolo del topo domestico. Come riportano i ricercatori di Life Puppinus Tavolara in un post su Facebook, questi animali, particolarmente schivi e considerati una specie aliena invasiva a Tavolara, non erano stati praticamente mai avvistati da vivi in tempi recenti. Della loro presenza sull’isola vi era la certezza perché più volte in passato sono state ritrovate ossa e teschi certamente riconducibili a questo minuscolo mammifero.

«Nel 2017, immediatamente dopo la distribuzione delle esche rodenticide – si legge nel post del progetto di ricerca – abbiamo tentato di ottenere informazioni sulla sua frequenza con 30 trappole appositamente studiate per catturarlo, tenute in funzione per 5 notti, ma di nuovo senza esito. Un anno dopo il primo tentativo e l’eradicazione dei ratti, abbiamo ripetuto il trappolaggio, catturando stavolta 2 esemplari, che per quanto ne sappiamo sono i primi mustioli di Tavolara osservati in vita.  Data la difficoltà di cattura di questa specie, due esemplari non sono pochi e sembrano testimoniare proprio ciò che ci si attendeva: l’impatto dei ratti non si limita agli uccelli marini, e con la loro eradicazione abbiamo favorito anche questi piccolissimi mammiferi».

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