ogliastra.vistanet.it

Alla scoperta del mondo delle api con l’apicoltore villagrandese Pierpaolo Loi

«L’uomo senza l’ape non può vivere.»

Pierpaolo Loi, apicoltore villagrandese, così descrive il rapporto che intercorre tra noi esseri umani e questo insetto così maestoso ed elegante, che mai attacca se non per difesa e che tanti – erroneamente – temono. Sì, perché le api sono importantissime per il nostro ecosistema e sono incredibilmente interessanti nei loro meccanismi quotidiani.

Tutto per Loi – titolare anche di un’azienda agricola – inizia nel 2012, quasi per caso.

«In azienda arrivarono degli apicoltori a portare le arnie per le varie fioriture. Il mio interesse è nato così, guardando questi ragazzi che lavoravano.»

Loi quindi compra una prima arnia, tenta di farci la mano e piano piano riesce a diventare pratico. All’inizio, il suo è un hobby, ma non ci mette molto a diventare un lavoro a tempo pieno, che quasi prevale sul suo precedente.

Le soddisfazioni arrivano da subito: «Già non farsi pungere nei primi interventi all’arnia era un po’ una vittoria» racconta. «Le soddisfazioni a livello economico arrivano più tardi, dopo tanto lavoro, perdite e impegno a non finire.»

Non è un mestiere semplice: su questo il villagrandese è chiaro. Pazienza, costanza, presenza: «Devi esserci sempre, per monitorare la situazione. Le api, essendo insetti, hanno problemi con molte sostanze che vengono usate nelle aziende agricole per ottimizzare il lavoro, in più non mancano le avversità a livello di parassiti.»

Parla della Varroa Destructor, Loi, quell’acaro che si attacca alle api e che mina la sicurezza e la sanità dell’alveare intero.

Il lavoro maggiore? In primavera, ci racconta.

«È proprio in questo periodo che avviene la sciamatura, ossia il meccanismo di riproduzione delle api.»

 

Sì, è nella stagione più mite e colorata dell’anno che le api si allontanano dall’alveare per poi, al rientro, creare famiglie diverse. «Praticamente,» spiega Loi «la Regina parte dall’arnia originaria portandosi dietro circa la metà delle api adulte, mentre rimane nella postazione di partenza una Regina vergine, ossia non fecondata, con gli adulti rimasti. Le famiglie quindi si sdoppiano.»

La stagione dove il lavoro si fa più tranquillo è l’inverno: le api si ritirano a vita privata e sono molto meno attive.

«Quasi affezione, rispetto senza ombra di dubbio» questo, dice l’apicoltore, è il rapporto che si crea con questi particolarissimi animali. «Le osservi, le studi con grande interesse, hanno una vita scandita da compiti e doveri.»

E non solo: insegnano tanto. «Non ce n’è una che poltrisce» scherza Loi. «Per fare un esempio, l’ape guardiana presidia l’ingresso dell’alveare lanciando segnali di pericolo quando nota qualcosa che non va. La Regina – che viene alimentata con la pappa reale per tutta la vita – con i suoi feromoni dirige tutto. Le api si occupano anche di proteggere sia i nuovi nati che il miele producendo cera e sigillando gli opercoli.»

Si sta facendo troppo poco – chiarisce Loi – per preservarle e aiutare a diffonderle. «Penso che alla fine tutti si accorgeranno che è un animale da preservare,» dice «anche se proliferano gli studi per migliorare la genetica, le Istituzioni, lo Stato e l’Europa intera devono fare la loro parte, come si fa per altri animali.»

Non solo miele, nell’azienda di Pierpaolo si produce anche pappa reale, pollini – particolarmente adatti per persone deboli a causa di carenze o momenti di stress – e la propoli, antibiotico naturale che lavorato può essere usato per i raffreddori e altri problemi umani.

«La qualità è determinata dalla lavorazione,» conclude «ma il miele delle nostre zone è tutto buono.»

Exit mobile version