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Lo sapevate? In Sardegna sono censiti 410 Alberi Monumentali: il record è nazionale e l’Ogliastra spicca

 

 

 

La Sardegna si dimostra ancora una volta uno scrigno della botanica, capace di custodire al suo interno rari tesori naturali, in un tripudio di biodiversità.

Il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale qualche tempo fa, in collaborazione con Forestas, ha censito 410 “alberi monumentali” che possono essere definiti tali, secondo i criteri stabilito dal decreto interministeriale del 23 ottobre 2014, seguito alla legge n. 10 del 14 Gennaio 2013 che ne ha istituito l’Elenco nazionale. Un vero e proprio record nazionale, con inoltre 285 esemplari inseriti nella lista degli alberi monumentali d’Italia stilata dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dove potrebbero ben presto trovare posto gli altri 115.

Possiamo definire quindi la nostra isola la “Terra degli Alberi Monumentali”, dove sono state censite 65 specie diverse, nelle quali prevalgono il leccio con 81 esemplari. L’Ogliastra vanta 130 alberi, oltre un quarto, ed è la zona con il maggior numero di questi monumenti naturali, rientranti nella lista per il particolare interesse: paesaggistico, naturalistico, monumentale, storico e culturale.

Già nel libro di Siro Vannelli del 1989 “I grandi alberi della Sardegna”, era stato fatto uno studio in materia, nella cui copertina appariva maestoso “S’Iligi ‘e Canali”, il famoso leccio secolare di Seui.

Proprio il paese montano, risulta essere il Comune sardo con il maggior numero di esemplari – ben 30 – presenti nell’Elenco nazionale degli alberi monumentali. Ogni anno l’Associazione Seuesi a Cagliari e nel Mondo Onlus, organizza l’escursione che ogni anno porta a “s’Iligi ‘e Canali”, il “patriarca” di oltre 600 anni, posto al confine della Foresta di Montarbu. Da anni organizzata dal sodalizio con sede a Cagliari, ha visto anche l’apposizione di una targa ai piedi del leccio seuese per antonomasia, dedicata alla guardia campestre Giuseppe Carboni che salvò l’albero dall’abbattimento abusivo negli anni ’40 ad opera di una ditta appaltatrice di deforestazione.

Una strenua e nobile difesa quella di Carboni, con nottate passate sotto le fronde del maestoso leccio alto oltre 30 metri, grazie alla quale possiamo ammirare ancora questo “gigante verde”.

 

 

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