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Marika Comida, l’addestratrice cinofila villagrandese: «Lavoro impegnativo ma molto gratificante»

Sono sempre più numerose le persone che decidono di dividere il proprio nido con un amico a quattro zampe e i cani, per la loro fedeltà incondizionata, la dolcezza e l’empatia, sono spesso considerati membri della famiglia. Ed ecco che anche la figura di addestratore cinofilo diventa presenza importante per i padroni più attenti. Può aiutare nella gestione di comportanti “sbagliati”, può spiegare alcune reazioni del cane a stimoli esterni, può fornire soluzioni per problemi e tanto altro.

«Ho sempre amato gli animali e i cani in particolare mi hanno sempre affascinata, essendo cresciuta con loro, poi, ho sentito il bisogno di approfondire, di comprendere» racconta l’addestratrice cinofila villagrandese 26enne Marika Comida. «Non appena ho avuto la disponibilità, infatti ho deciso di entrare in punta di piedi in questo campo e da lì non mi sono mai fermata. Dopo aver preso la qualifica da addestratore Enci, ho frequentato diversi stage di formazione con docenti di altissimo livello nazionale e internazionale.»

Non solo, in questa parte del suo percorso si appassiona anche alle Esposizioni cinofile di bellezza diventando commissario di ring e affianca esperti giudici di fama mondiale presenziando ad Expo nazionali e internazionali.

«Quest’estate ho avuto l’occasione di collaborare con i CEMS (centri educativi multisport) della UISP, nei vari campi scuola siti in diversi paesi dell’Ogliastra. Quella di proporre ai bambini attività con il cane si è rivelata un’iniziativa fantastica: permette di avere la possibilità di fare allo stesso tempo informazione e divulgazione. È stato veramente gratificante per me assistere a tanto entusiasmo, interesse e collaborazione da parte dei bambini e del mio cane, che mi ha dato tanta soddisfazione.»

Che quella sia la sua strada, il percorso giusto, insomma, è chiaro fin dall’inizio.

«La mia curiosità e la mia voglia di crescere e conoscere sempre più a fondo il mondo del cane credo che non abbia limiti» continua, con passione. «Avrò sempre da imparare dai nostri amici a quattro zampe!»

Il percorso per la qualifica è lungo, non impossibile se si ha la grinta giusta, ma sicuramente molto impegnativo.

«Si diventa addestratori dopo aver frequentato un corso di formazione teorico/pratico e aver superato un esame» spiega la 26enne. «Eh allora sì, sei iscritta nel registro, hai il tuo bel diplomino, ma non è questo che ti farà automaticamente un buon addestratore. Ci vorrà tanta pratica e si dovrà lavorare con cani con diverse problematiche. Addestrare un cane significa andare a esaltarne le qualità e le attitudini. L’addestramento può essere rivolto a performance sportive (agility, obedience, utilità e difesa ecc…) e può essere funzionale per la società (ricerca dispersi, antidroga, antimina, salvamento in acqua, pet therapy ecc.. ). Tempo, coerenza e costanza sono sicuramente tre cose che sono indispensabili quando si inizia un percorso di addestramento, e che i proprietari in primis devono tenere in considerazione, ma un buon addestratore deve necessariamente cooperare con il proprietario per raggiungere insieme dei risultati.»

Comida è chiara: «Credo che ogni proprietario consapevole debba avere una preparazione di base su quelli che sono i bisogni dei suoi amici a quattro zampe, indipendentemente da razza e taglia del cane. Questo sia per il benessere del cane stesso, che per il benessere della società in cui viviamo.»

L’addestratrice utilizza, nel suo lavoro, una fusione tra approccio cognitivista relazionale e condizionamento operante: «Valuto alla base la relazione tra il cane e proprietario/famiglia ma allo stesso tempo in fase addestrativa stimolo la mente del cane andando a premiare (e quindi rinforzo positivo) il comportamento che il cane propone e che è desiderato dal richiedente!»

Lo sbaglio più grave che i padroni possano fare? Be’, il non comprendere appieno che ogni animale è diverso dagli altri, con bisogni e necessità solo sue: «L’errore più grande? Non dare l’opportunità al cane di fare esperienza, sottovalutarlo, fare paragoni con gli altri cani. I padroni dovrebbero al contrario cercare di capire meglio il proprio, aumentare le competenze, migliorare la relazione e viverlo in maniera completa.»

Addestrare un cucciolo, spiega l’addestratrice ogliastrina, è più semplice, ma non è mission impossible nemmeno occuparsi di un cane adulto. «Ci vorrà semplicemente un po’ più di pazienza e un po’ più di tempo» afferma. «Ci sono poi diverse variabili che agevolano o meno l’addestramento, oltre all’età, come la razza, il carattere, la genetica, la predisposizione al lavoro del soggetto. Per capirci meglio: puoi avere un border collie di sei anni che è molto ricettivo e risponde meglio di un cucciolo di un cane maremmano.»

Spesso però una delle paure dei proprietari è la scelta dell’addestratore. Ci si domanda se si è in mani giuste, se quella figura professionale aiuterà o meno, se tratterà con rispetto il proprio membro della famiglia e tanto altro.

«Da quale addestratore tenersi alla larga? Quello che vi chiede di lasciargli il cane e vi promette che ve lo riporterà “aggiustato”, sicuramente allettante per un proprietario che spera di risolvere al più presto il suo problema, peccato che non basti cambiare due fusibili per vedere risultati. Bisogna che si capisca che quel quadrupede che hanno in casa sia un essere senziente e non una macchina! Insomma, quello che spaccia il suo super metodo testato su X cani senza fare alcun tipo di valutazione: c’è un detto che dice “la cinofilia è fantasia”, ogni cane è un mondo a sé e un bravo addestratore deve cogliere ogni variabile.»

Per quanto riguarda i casi di maltrattamento, l’addestratrice villagrandese è perentoria: «C’è ancora tanto da fare, ignoranza e disinformazione nel campo non aiutano. Collaborare quindi per creare una comunità consapevole, per una corretta gestione dei cani.»

«Siate determinati, fatelo con passione umiltà e rispetto!» dice ai giovani che vogliono cimentarsi in questo mestiere. «Lavorate con i cani, andate nelle strutture, nei canili, osservateli, perché sono loro stessi che insegnano alle persone. I corsi sono importanti, ma se non lavori con il cane alla fine non capisci effettivamente la comunicazione, il carattere, il suo essere… cane!»

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