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Vi ricordate? Padre Virgilio Mirto, che sacrificò la sua vita in mare per salvare quella dei suoi piccoli allievi

Padre Virgilio Mirto, colui che sacrificò la sua vita, assieme al suo assistente Serafino, per salvare quella dei suoi piccoli allievi missionari.

Padre Virgilio Mirto nacque a Guasila nel maggio 1910. Fu il primo di cinque figli, crebbe in una famiglia di sani principi, rispettata e amata da tutti. Era un bambino simpatico, allegro e vivace ma poco incline allo studio. Infatti dopo la promozione alla quarta elementare decise di ritirarsi e, nonostante la tenera età, cominciò a lavorare prima come sarto ed in seguito come manovale insieme a suo padre.

La sua famiglia era molto devota e Virgilio, divenuto amico di Don Manis, amava andare a messa. Fu proprio il sacerdote ad accorgersi della sua vocazione. Così il bambino, una volta presa la licenza elementare, venne finalmente accolto nel Seminario della Congregazione dei Giuseppini di Asti.

Padre Mirto venne ordinato sacerdote il 29 giugno 1940. Dalle varie testimonianze risultava essere un uomo in gamba, umile e sempre pronto ad aiutare gli altri. Il suo desiderio più grande era quello di aprire in Sardegna un Istituto di formazione per i piccoli aspiranti missionari. Il 24 novembre 1946 Padre Mirto venne accolto nella Diocesi del Vescovo d’ Ogliastra Mons. Lorenzo Basoli e ricevette la disponibilità dell’ex Seminario di Tortolì per aprire l’Istituto Sardo Missioni Estere.

Arrivarono subito 12 giovinetti aspiranti missionari, provenienti da vari paesi della Sardegna.

Padre Mirto era riuscito ad instaurare con i suoi ragazzi un bellissimo rapporto, fatto di rispetto e comprensione reciproca. Il suo carattere lo rendeva simpatico a tutti, soprattutto ai giovani che lo consideravano in primis come un vero ed ottimo amico. Nell’estate del 1947 era finalmente arrivato il momento di riposo per i giovani che, durante l’anno scolastico, si erano impegnati a lungo. Padre Mirto pensò dunque di portarli ogni giorno al mare, con l’intento di donare loro la meritata vacanza. Percorrevano tre chilometri a piedi per recarsi nelle spiagge di Orrì.

Anche il 15 di luglio andarono al mare, l’acqua era un po’ agitata ma i ragazzi si tuffarono ugualmente. Otto dei ragazzi rimasero vicino alla riva, invece due si allontanarono dai compagni. I due vennero trascinati lontano dalla corrente ma riuscirono ad urlare e a chiedere aiuto. Altri due compagni, allarmati, si avvicinarono agli scogli e fecero la stessa fine dei primi. Padre Virgilio Mirto accortosi della situazione si tolse vestiti e scarpe ed entrò in mare assieme al suo assistente. Riuscì a prendere un ragazzo per un braccio e a spingerlo verso la riva. Si avvicinò verso un altro in pericolo e poi agli altri. Riuscirono a soccorrere tutti.

Purtroppo Padre Mirto e il suo assistente non riuscirono a tornare in riva. I loro corpi senza vita vennero ritrovati dopo qualche ora dai soccorritori. Il volto di Padre Mirto aveva la solita espressione tranquilla e il sorriso rassicurante, mentre la sua mano era ancora intenta a stringere forte il crocifisso sul petto. Fu una giornata triste per tutta la comunità tortoliese che dovette dire addio a delle persone tanto care e dotate di un cuore nobile. Lo stesso giorno due donne trovarono nelle acque del porto di Arbatax dei fiori bellissimi e di colore rosa tenuti stretti da una cordicella nera. Sapendo dell’accaduto decisero di posarli nella bara di Padre Mirto.

Nessuno riuscì a comprendere la provenienza di quei fiori così belli e mai visti prima. Fu l’insegnante Maria Floris a rivelare il loro nome: si trattava di gladioli, allora totalmente sconosciuti. La stranezza dell’avvenimento e la rarità della specie fecero sorgere vari pensieri: in molti si chiesero chi avesse mandato quei fiori e perché. Forse non era un miracolo ma tutti erano consapevoli che con don Mirto moriva un grande uomo.

Le gesta eroiche di Padre Mirto e del suo assistente sono divenute simbolo dell’amore, del coraggio e della generosità: i due non hanno esitato a sacrificare le loro vite per salvare i ragazzi e permettere loro di continuare a vivere e di realizzare i propri sogni.

 

 

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