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Lo sapevate? L’immagine classica di Eleonora d’Arborea rappresenta invece Giovanna La Pazza

Lo sapevate? L’immagine classica di Eleonora d’Arborea rappresenta invece Giovanna La Pazza.

Come fece notare lo studioso Francesco Cesare Casula in un articolo su Sardegna Quotidiano l’immagine di Eleonora d’Arborea, che solitamente vediamo riprodotta non solo nelle copertine dei libri ma anche sulle confezioni dei prodotti alimentari, è falsa: rappresenta Giovanna La Pazza – figlia di Ferdinando II d’Aragona e di Isabella di Castiglia e non la regina-giudicessa, passata alla storia per la straordinaria Carta de Logu che sarà vigente in Sardegna per più di 400 anni.

Ecco come descrive e spiega l’origine del “falso” Francesco Cesare Casula, già docente di Storia Medioevale dell’Università di Cagliari: ”Cinquant’anni dopo la morte di Giovanna la Pazza avvenuta nel 1555, un pittore napoletano di maniera, certo Bartolomeo Castagnola, ricopiò a Cagliari un suo ritratto che fu riscoperto nell’Ottocento da un ignoto cultore di storia sarda il quale, in clima albertino di ricostruzione delle patrie memorie e di esaltazione romantica, vi scrisse in calce: D(OM)INA LEONORA, credendo o volendo far credere che si trattava di un dipinto trecentesco della famosa giudicessa Eleonora d’Arborea. E tale, dal 1859 in poi, è stato sempre accettato e ammirato dai Sardi di ieri e di oggi i quali, ignorantemente, continuano a riprodurlo dappertutto”.

Sarà lo stesso Casula a individuare invece l’immagine autentica di Eleonora nel 1984 quando la ritrovò effigiata nei peducci pensili della volta a crociera dell’abside della chiesa di San Gavino Martire a San Gavino, insieme al busto del padre Mariano IV, del fratello Ugone III e del marito Brancaleone Doria.

Nel volto di Eleonora (parte sinistra) è evidente una vasta cicatrice. Anni dopo, nel 2010, a Mogoro, durante i lavori di restauro di una casa privata (antica casa Atzori-Melis) è stato ritrovato un busto in altorilievo in un arco. Anche questo sembra un ritratto di Eleonora, anche in questo infatti è presente una vasta cicatrice nella parte sinistra del volto.

La giudicessa-regina non era dunque bella come l’immaginario collettivo aveva standardizzato, inoltre aveva il volto sfigurato da una vasta cicatrice, che sempre lo storico Cesare Casula, suppone sia il risultato uno schizzo di olio bollente, da cui sarebbe stata colpita la giudicessa da bambina. Un incidente avvenuto all’età di sei anni nelle cucine del Castello di Burgos, una delle residenze della corte giudicale. Anche se gli studiosi propendono per l’incidente, la questione della cicatrice di Eleonora è stata affrontata anche su un piano clinico, portando alla luce nuove ipotesi. Come riporta Meandsardinia, il chirurgo Paolo Santoni Rugiu, fondatore della scuola pisana di Chirurgia Plastica ed esperto di lesioni, avanza la diagnosi secondo cui la giudicessa fosse afflitta da un angioma misto o tumore benigno della cute.

Non sembra essere dello stesso avviso del professor Casula la studiosa e saggista Bianca Pitzorno, che nel suo libro “Vita di Eleonora d’Arborea” sostiene che non sia possibile riferire con assoluta certezza il segno ovale del busto di San Gavino e l’avvallamento del busto di Mogoro ad una scelta voluta dai lapicidi.

 

A suo parere, infatti, è decisamente singolare che solo Eleonora in tutta la ritrattistica europea del Medioevo abbia goduto di un realismo fisionomico tale da far avvertire come necessario un segno di riconoscimento, tanto più una cicatrice. Le altre immagini di Eleonora d’Arborea, comprese quelle delle statue, sono successive, quindi copiate dal dipinto di Castagnola o idealizzate, con fattezze completamente diverse da quelle dei busti di San Gavino e Mogoro.

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