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Lo scrittore Matteo Porru scrive una lettera ai maturandi: “Buona partita ragazzi, il voto è solo un numero”

Lo scrittore cagliaritano Matteo Porru ha scritto una lettera indirizzata ai maturandi che da stamattina hanno iniziato gli esami di maturità.

Ve la facciamo leggere, così da augurare tanta fortuna alle ragazze e ai ragazzi alle prese con questo momento importante della loro vita.

Cari maturandi,

Vi scrivo tre cose, giusto tre, che io avrei voluto leggere prima di (tentare di) dormire. Spero vi possano dare una mano, da oggi in poi.

Prima cosa: sopravvivrete come tutti noi. L’esame non è facile ma in quinta superiore sappiamo bene tutti che le cose facili, nella vita, sono una mezza dozzina e, chissà perché, non arrivano mai. Ma non è nemmeno un ostacolo, o una sfida, o la fine, o qualunque altra immagine che usiamo per raccontarlo. L’esame è un esercizio di consapevolezza: sapete raccontare una storia, seguire una traccia di un tema; riuscite a tradurre un testo, a risolvere un problema; tenete un discorso, esponete una tesi. Lo avete fatto per anni, lo sapete fare, sennò non sareste lì e non sareste tesi, nervosi, ma rassegnati. Siate consapevoli degli strumenti che avete, perché li sapete usare e li userete bene.

Seconda cosa: un voto vale quanto un voto. Anche se questo pesa di più, anche se è più grande degli altri, anche se lo porterete all’università. Per le cose più grandi e importanti della vita non c’è bisogno di mettere un voto. Il numero serve a misurare le competenze, non a capire le persone.

Terza cosa: ricordatevela, la maturità. Stasera vedetevi, state insieme, ripassate, scherzate, tenetevi per mano, abbracciatevi, guardatevi. Fatela insieme, perché poi le strade si allontanano e a volte non si riuniscono più. Domani giocate i vostri mondiali, la vostra classe dovete saperla a memoria come la formazione di Italia ‘82. Tutta: amici e stronzi, buoni e cattivi, ma tutti compagni. E poi urlerete insieme, come Martellini, campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo.

Buona partita, ragazzi. Giocate per vincere e per il bel gioco. E se è vero, come è vero, che è una cosa grande, non dimenticate che alla finale ci siete arrivati voi.

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