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Intervista alla dott.ssa Clara Elisa Melis di Villagrande, specialista di medicina estetica: “L’obiettivo? Far stare bene le persone con il proprio corpo”

 

 

Clara Elisa Melis, è una giovane e brillante dottoressa di Villagrande Strisaili. Dopo essersi diplomata al liceo delle Scienze Umane di Lanusei, ha conseguito una laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Cagliari. Al termine del suo percorso formativo ha deciso di specializzarsi in Medicina Estetica, con lo scopo di aiutare le persone a vivere meglio con il proprio corpo e a ritrovare la fiducia perduta. In questo l’aiutano la sua grande professionalità e spiccata sensibilità. Lavora presso il centro “Medico Keion” di Selargius – del quale è socia – una struttura sanitaria di nuova generazione che con una organizzazione moderna e flessibile delle visite e degli spazi, che mira ad adattare ai ritmi di vita delle persone il lavoro dei propri specialisti in maniera tale da rendere semplice a tutti accedere alle prestazioni specialistiche di cui si ha bisogno.

Conosciamo meglio lei e il suo lavoro.

Quando hai deciso di fare il medico e di specializzarti in medicina estetica?

Ho deciso di voler intraprendere la carriera medica da quando avevo circa 15 anni. Inizialmente il mio obiettivo era specializzarmi in psichiatria, considerato il mio percorso formativo precedente. Quando sono riuscita ad entrare nella facoltà di medicina ho però cambiato totalmente rotta: la scelta di studiare medicina estetica è arrivata dopo la mia grande passione per la chirurgia plastica, sua sorella maggiore, e poi concretizzata anche grazie alla mia tesi di laurea sulla ricostruzione della mammella post mastectomia. In questo mia nonna è stata fonte di ispirazione.

Cosa ti ha spinto a intraprendere proprio questo percorso lavorativo?

La decisione di fare il medico nasce nel 2001 quando mi venne diagnosticata una patologia autoimmune che mi costrinse a continui ricoveri ma soprattutto a una terapia con alte dosi di cortisone. La patologia mi fece perdere la fisionomia, il mio peso forma e ovviamente la fiducia in me stessa, soprattutto a causa delle profonde smagliature. Questa situazione è rimasta immutata per diversi anni fino all’ingresso nella facoltà di medicina. La malattia l’avevo metabolizzata ma le cicatrici che mi aveva lasciato erano devastanti e ogni giorno mi ricordavano quello che avevo passato. Da lì l’importanza, seppur possano sembrare a molti frivolezze, di trattare anche l’aspetto fisico del paziente.

Cosa rappresenta per te e nella tua professione, il concetto di bellezza?

La bellezza per me rappresenta tutto ciò che è benessere psicosomatico, il sentirsi a proprio agio con se stessi, aldilà di stereotipi, proporzioni canoniche dettate dal classicismo, una visione d’insieme armoniosa, tutto ciò che ci distingue e caratterizza e ci dà una percezione diversa agli occhi degli altri. Per il mio lavoro invece è più una questione di proporzioni da rispettare ed è tutto influenzato dall’idea di un individuo sano, che si alimenta correttamente, fa sport, previene le patologie cutanee oncologiche. In sostanza che si prende cura di sé stesso.

Questa è la direzione moderna che sta prendendo la medicina estetica, dove ogni trattamento è personalizzato, i filler sono dinamici e si adattano alla forma del viso senza stravolgerla, dove la cellulite viene trattata come patologia e non come semplice inestetismo, dove si tende alla minor invasività possibile affinché ogni paziente possa accedere ai trattamenti in sicurezza.

C’è un forte legame tra corpo e mente, ovvero il sentirsi bene con sé stessi. Per il suo lavoro, questo quanto è importante?

È importante trattare l’aspetto fisico del paziente, ad esempio in casi di malattie gravi, si è costretti ad affrontare terapie con esiti estetici e funzionali che possono aumentare il disagio psicologico e solitamente far vivere al paziente la patologia in maniera drammatica.

Il mio lavoro deve riuscire ad aiutare le persone a il ritrovare il proprio benessere, la migliore versione di sé stessi in seguito a periodi di stress, lutti, malattie, disturbi alimentari e tanti altri motivi personali. Infatti è fondamentale coccolare la mente quanto il fisico, in quanto spesso le due cose sono correlate.

Secondo te, in Ogliastra, ci sono ancora dei pregiudizi su questo lavoro?

Penso dì sì. In Ogliastra ci sono pregiudizi dettati dall’ignoranza ma anche perché nessuno ha mai proposto medicina estetica di alto livello. Inoltre sono dati anche da ciò che vediamo continuamente in televisione o nei social network. Infatti molto spesso si vede una medicina estetica esasperata che ovviamente da un cattivo esempio. Questo porta molti pazienti a non voler sottoporsi a determinati trattamenti, senza in realtà conoscere nulla sulle indicazioni e sul trattamento in sé.

Infatti in questa zona sono pochissimi o quasi del tutto assenti i medici estetici. Secondo te perché?

A parer mio, ci sono pochi medici estetici che fanno bene medicina estetica. Infatti intraprendere questo lavoro significa non solo passione ma anche corsi di formazione lunghi e molto spesso fuori dall’Isola. Non tutti hanno voglia, tempo o soldi da investire per spostarsi. Molto spesso la medicina estetica viene vista dai colleghi come un’attività redditizia che serve per arrotondare, piuttosto che una vera e propria professione a cui dedicare anima e corpo.

 

 

Qual è stato uno dei più grandi luoghi comuni sul tuo lavoro che hai dovuto smentire?

Il più grande luogo comune è che i medici estetici siano persone superficiali e ciniche, che hanno dei canoni estetici standardizzati da rispettare. Personalmente quando un paziente si presenta da me a fare una consulenza chiedo sempre cosa vorrebbe migliorare o cosa lo disturba di sé stesso, non mi permetto mai di dire “c’è da fare questo o migliorare quest’altro”.

Quando, per lei, è necessario dire no ad un intervento di medicina estetica?

I trattamenti che propongo sono sempre personalizzati, ho un occhio di riguardo per i pazienti oncologici o che hanno patologie autoimmuni – nei limiti delle controindicazioni – perché so bene cosa voglia dire “vedersi malati”. La malattia si può riuscire ad accettarla e a conviverci dal punto di vista psicologico, ma quando il tuo aspetto te lo ricorda costantemente è difficile pensare ad altro ed essere sereni. Quindi se posso aiutare le persone lo faccio.

Ha mai pensato di aprire uno studio in Ogliastra?

Mi piacerebbe moltissimo avere uno studio nella “mia terra”, soprattutto perché tante persone hanno difficoltà a raggiungere Cagliari e perché per alcuni trattamenti occorrono sedute settimanali. L’Ogliastra sicuramente ha bisogno di eccellenze in questo campo.

Un consiglio per i nostri lettori.

Posso dire che è importante prendersi cura di sé stessi a 360 gradi: dall’aspetto fisico a quello mentale. Ma soprattutto di affidarsi a professionisti formati adeguatamente e appassionati.

 

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