ogliastra.vistanet.it

Frastimos o irroccos sardi: cosa sono e quali sono i più temuti?

Esclamazioni colorite, imprecazioni, “frastimos“: la lingua sarda è ricca di espressioni suggestive e profondamente caratteristiche che vengono utilizzate in momenti di rabbia o anche scherzosamente quando una situazione lo richiede.

Non si tratta di semplici imprecazioni, a volte, i “Frastimos” o “Irroccos” a seconda della zona dell’Isola in cui ci si trova, possono essere delle vere e proprie maledizioni. Alcuni, come riportato da numerose fonti, riflettono tratti propri della storia sarda, come il banditismo: è il caso di quelli che si riferiscono a sa “Zustissia” (la giustizia) come un qualcosa da temere:  «Stizia ti pighidi!» che può essere tradotto con: «La giustizia ti catturi!» o anche «Stizia ti bruxiri», «La giustizia ti bruci».

I frastimos della lingua sarda

La differenza tra frastimos e irroccos 

Sembrerebbe che la provenienza territoriale non sia l’unica differenza tra i termini “Frastimos” e “Irroccos”, infatti, secondo Raffaele Carboni, autore del libro “Irrocos e Frastimos“, intervistato da “ Làcasnas.it“, il termine frastimo lo si fa derivare dal catalano Blastomar  che significa bestemmiare, imprecare e  lo si data circa al tredicesimo secolo, mentre, per Wagner, la parola Irrocu è di origine più antica e deriva dal latino exorciso, anche se, come riportato nell’intervista, sembrerebbe più attendibile che provenga da irrogare, usato nel senso di comminare un tributo oppure infliggere una pena o addirittura  condannare a morte qualcuno.

Inoltre, l’irrocu, come spiegato da Carboni,  è un componimento in versi più o meno lungo, i versi in questione sono formati da un’ottava o da una quartina, però ci possono essere componimenti anche di cinque o sei versi oppure di più ottave.

I frastimos sardi e i loro usi

Il caso controverso di «Zaccau siasta!»

Un caso particolare è quello che riguarda il frastimo «Zaccau siasta!» , infatti, è importante sottolineare come alcune di queste imprecazioni siano entrate nel linguaggio comune e vengano tutt’oggi usate come intercalari. È proprio il caso di «Zaccau siasta!» o anche «Non ti zacchisti» usato per chiedere o per far notare a qualcuno che è particolarmente intrattabile o, come si dice in Sardo, «unfrau». Ecco, in realtà tale espressione è essa stessa un frastimo e significa: «Che tu possa spaccarti».

Alcuni dei frastimos più temibili 

A questo punto è quasi un dovere elencare alcune delle imprecazioni più temibili con cui mai vorreste farvi apostrofare. Per quanto, come già sottolineato all’inizio, non si tratti certo di dolci paroline con cui rivolgersi al proprio interlocutore, è senza dubbio interessante vedere come, in ciascuna di queste frasi, sia nascosta un po’ di storia sarda e si sia tramandata nei secoli fino a giungere ad oggi.

Sa prossim’ orta chi bessis de dommu siada appalas de sa cruxi;

La prossima volta che esci di casa che possa essere dietro alla croce;

Zustissia bi colete e non lasset mancu chisina;

Che la giustizia passi e di te non lasci neanche la cenere;

Passidi a mei e bengada a tui;

Che (questo fastidio, dolore, etc.) passi a me e venga a te;

Ti auguru de bivi cent’annusu: norantanoi pesa e crocca e unu in agonia;

Possa tu vivere cent’anni di vita. Novantanove malato (alzato e coricato)  e uno in agonia;

Sa mazza in prazza e sa frisciura in crabittura;

Che il tuo intestino finisca in cortile e le interiora nel tetto;

Exit mobile version