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Lo sapevate? Nel castello di Bosa, secondo la leggenda, vaga ancora tra le mura la regina

Il castello Malaspina, conosciuto anche come il castello di Serravalle, situato nell’omonimo colle, è un’ imponente costruzione che domina Bosa, noto centro abitato sardo.

Edificato dai marchesi Malaspina, proveniente dalla Lunigiana, secondo lo storico Giovanni Francesco Fara la data di costruzione è da collocare nel 1112 circa, data che è stata contestata di recente e spostata al XIII secolo. Dalla sua posizione spettacolare, il rudere del castello richiama sicuramente tante leggende e storie della tradizione sarda, una fra tutte, quella della sua antica regina che fece, purtroppo, un’orribile fine.

Un tempo lontano il castello Malaspina era governato da un vecchio re che aveva sposato una giovane bellissima: questa aveva lunghi e morbidi capelli corvini, occhi neri e una pelle diafana. Il re, inutile negarlo, si sentiva davvero fortunato e cercava, in ogni momento, di accontentare le richieste della moglie, di farla sentire amata e desiderata, di esaudire ogni suo desiderio.

Tuttavia, purtroppo per il re, la regina non ricambiava affatto questo sentimento, era scostante, e questo perché si era invaghita di un giovane cortigiano di bell’aspetto. I due vennero sopraffatti da una passione travolgente a cui non poterono resistere e quando il re lo scoprì rimase dapprima ammutolito e poi furente di rabbia.

La leggenda narra che a tutto ciò seguirono conseguenze gravissime: il sovrano, accecato dalla gelosia, diede ordine di far rinchiudere la moglie nella parte più profonda e buia della torre, sotto la quale vi era un enorme precipizio. La regina piangeva giorno e notte, urlando verso il mare, nella speranza che il suo grande amore potesse sentirla e portarla via da quell’inferno terreno. Il giovane, invece, era riuscito a scappare per un pelo dalla cattura delle guardie reali, ma non era affatto contento, cosicché decise di tornare per liberare la sua bella. Questa non si rivelò essere una buona idea: le guardie del re, grazie alle tante spie presenti in città, lo catturarono non appena egli sbarcò dal mare e lo rinchiusero nella torre, vicino a dove era imprigionata anche la regina. Quanto strazio fra quelle mura! Entrambi sentivano i pianti e i lamenti del proprio amato, ma nessuno dei due poteva porvi rimedio.

La rabbia del re comunque non trovò pace, infatti, egli decise che era giunto il momento di ultimare la sua vendetta: diede sentenza di far gettare i due amanti dal punto più alto della torre, lì, dove crescevano rigogliose le piante di fichi d’india e dove le rocce appuntite si stagliavano minacciose.

Si narra che, tra i passanti che ancora oggi vagano nei pressi di quel luogo, in tanti sentano grida e lamenti provenire dal precipizio e dal castello. I lamenti sciagurati di due anime che, anche dopo la morte, non hanno mai smesso di cercarsi.

 

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