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Paolo Brughitta e il diritto alla Salute. La moglie Elisabetta: «Al più presto in un centro riabilitativo»

«Non c’è tempo da perdere per Paolo, deve essere subito trasferito in un centro riabilitativo specializzato», questo l’appello che lancia Elisabetta Piras, viste le condizioni del marito, che si stava sottoponendo a un delicato percorso riabilitativo neurologico e funzionale, con ottimi risultati.

Riavvolgiamo il nastro di questa grave vicenda. Il 12 ottobre scorso Paolo Brughitta, 37enne originario di Tortolì, è rimasto vittima di un violento incidente nella zona industriale della città ogliastrina, mentre rientrava a casa da lavoro.

L’uomo viste le sue gravi condizioni è stato trasportato con l’elisoccorso all’ospedale di Sassari, dove è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico d’urgenza per politrauma cranico ed emorragia cerebrale.

Da allora la sua vita e quella della sua famiglia sono cambiate per sempre, come afferma sua moglie Elisabetta Piras: «Dopo l’incidente Paolo è entrato in coma, ed in seguito è stato indotto in tale condizione anche farmacologicamente. La situazione appariva irreparabile e disperata».

Ma la tempra dell’ogliastrino, padre di due bellissime bambine, è forte e iniziano ad aumentare le speranze rispetto alle sue condizioni. «Dopo qualche giorno – racconta Elisabetta – ha aperto finalmente gli occhi e a piccoli passi ha iniziato ad essere sempre più cosciente, rispondendo agli stimoli del dolore, seguire con lo sguardo e altri piccoli miglioramenti».

«Dopo un mese – continua la moglie – è stato trasferito nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Lanusei, per riavvicinarlo a casa e in attesa che fosse disponibile un posto in un centro di riabilitazione per pazienti con tali lesioni».

Finalmente, passati circa quarantacinque giorni, viene trasferito al San Martino di Oristano dove Paolo inizia il suo percorso riabilitativo con ottimi risultati, come afferma Elisabetta: «Inizia a stare seduto in carrozzina, svolge con successo buone terapie di verticalizzazioni e collabora con il personale. Riesce a mettere le scarpe da solo, a versarsi l’acqua dalla bottiglia nel bicchiere. Tutte grandi conquiste che fanno sperare in una precoce ripresa».

«Per tutto questo – spiega Piras – devo ringraziare il personale sanitario del centro oristanese, sia per l’alta professionalità dimostrata, anche per l’attenzione alla dignità dei pazienti ricoverati».

Brughitta per poter continuare il suo recupero cognitivo, deve però sottoporsi ad un altro intervento chirurgico alla testa, già programmato all’ospedale di Sassari, ma la buona sorte non è dalla parte del socio della cooperativa pescatori di Tortolì. Dice Elisabetta: «A causa delle urgenze, mio marito non viene operato subito ed è costretto ad attendere circa cinque giorni prima di essere messo in lista in sala operatoria e inoltre nel frattempo contrae il Covid-19. Viene comunque sottoposto all’intervento chirurgico, ma la degenza si prolunga, in quanto passano ben quattordici giorni prima che si negativizzi che passa in un reparto destinato ai pazienti positivi al Covid-19».

Una volta negativizzato e quando si prospetta il ritorno al centro riabilitativo dell’ospedale San Martino, ennesima beffa per Paolo, come racconta la moglie: «Il centro non può più accoglierlo, in quanto i ricoveri sono bloccati a causa di un focolaio Covid nel reparto. Da allora ogni due giorni seguendo quanto mi è stato detto, chiamo la struttura per sapere se ci sono novità per poter riportare mio marito, ma sono passate diverse settimane».

Una situazione davvero difficile quella in cui si trova il tortoliese, come svela preoccupata Elisabetta: «Nel frattempo è passato oltre un mese da quando mio marito è ricoverato all’ospedale di Sassari e non può ricevere terapie riabilitative intensive e mirate, perché la struttura non le prevede. Al momento riceve solo un po’ di terapia di base, quando il tempo per i pazienti nelle sue condizioni è prezioso e fondamentale per riacquistare più funzioni con la riabilitazione specifica».

La giovane mamma non si arrende a questa situazione di stallo e vuole combattere e vedere riconosciuto il diritto alla Salute di suo marito.  «Paolo è giovane e forte – spiega Piras – abbiamo sempre creduto in una sua ripresa, visti i tanti miglioramenti, ma più il tempo passa senza riabilitazione più perdiamo le speranze».

«Per questo lancio un appello  – dice con forza Elisabetta-  a tutte le autorità responsabili in materia, affinché intervengano e venga data a mio marito la possibilità di poter recuperare, trasferendolo rapidamente in un centro riabilitativo all’avanguardia, anche nella Penisola, visto che qui in Sardegna non si trovano soluzioni. Ho inviato a tal proposito anche una lettera all’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, affinché si impegni per risolvere questa situazione».

«Non possiamo più aspettare, ne va delle possibilità future di Paolo e a casa lo aspettano le nostre bimbe che non vedono l’ora di abbracciarlo», conclude Piras.

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