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Bambini e Squid Game: il parere della psicologa Fabiana Farigu

 

Nonostante sia stata chiaramente vietata ai minori, la serie tv coreana prodotta da Netflix, Squid Game, è stata vista anche da tantissimi bambini.

Netflix, dopo le proteste delle persone preoccupate dagli atti violenti ispirati allo show, ha ricordato che ci sono vari modi per impedire l’accesso ai contenuti vietati ai minori, come i “filtri”.

Ma in tutto il mondo genitori e psicologi, di fronte a questa serie che presenta contenuti anche molto barbari, si sono interrogati sulla possibilità o meno di proibirne la visione a bambini e ragazzini.

Oggi chiediamo un parere alla psicologa tortoliese Fabiana Farigu: come devono comportarsi i genitori di fronte alla richiesta dei minori di guardare serie tv di questa tipologia?

«Questa serie, che ha avuto oltretutto un successo planetario, presenta contenuti inappropriati per i più piccoli, che non sono in grado di contestualizzarli e comprenderli. I bambini spesso non hanno ancora sviluppato, infatti, la capacità di rappresentare appieno dentro di sé il significato di ciò che osservano e sono portati, di natura, all’emulazione. Quindi, lasciarli di fronte a uno schermo dove pare che la violenza sia l’unica via per ottenere le cose, certamente non è una buona idea. Può generare forte ansia nei ragazzi e anche, sempre rispetto all’emulazione, comportamenti scorretti se non addirittura pericolosi».

E allora cosa possono fare i genitori dei nativi digitali? La dottoressa Farigu è chiara: «Mamma e papà dovrebbero spiegare ai ragazzi cosa stanno per vedere. Dovrebbero guardare loro, per primi, le serie con cui si dilettano i figli, in modo tale da capire e sapere con cosa vanno ad approcciarsi. Una censura non accompagnata da spiegazioni corrette e realistiche non ha senso: finisce solo per aumentare la curiosità e la voglia di “proibito”. Meglio mettersi sul loro piano e impostare la sorveglianza anche sul dialogo, su un piano dove l’approccio potrebbe essere: “Parliamo di ciò che hai visto o di ciò che vorresti vedere”. Questo non genera nessun gap e consente un confronto costruttivo, dove il genitore spiega con efficacia la differenza tra realtà e finzione e anche il motivo per il quale si trova a vietare la visione di una determinata serie».

La psicologa ha inoltre spiegato che i ragazzini potrebbero voler vedere Squid Game per non sentirsi esclusi se altri coetanei o amici l’hanno visto, arrivando persino a mentire sostenendo di non aver guardato i contenuti vietati, ricreando poi i giochi e ideando, purtroppo, dei metodi violenti per replicare quanto hanno visto sul piccolo schermo. Ecco perché un dialogo “alla pari” risulta più utile di una proibizione secca e senza spiegazioni.

 

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