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Misteri, storie di fantasmi e leggende spettrali sul Teatro San Francesco di Tortolì

Tanti luoghi storici sono circondati da un’aura di mistero, legata a leggende ed episodi (più o meno veri) che si tramandano da secoli, storie di efferati crimini o magari storie di fantasmi.

 

A Tortolì esiste un luogo che per alcuni si fregia di essere uno dei più infestati della Sardegna: il teatro S. Francesco a Fra Locci.

Il nome della piazza deriva da un frate cappuccino maestro muratore, che si ritiene abbia costruito una fontana pubblica proprio dove c’era una sorgente d’acqua nel XVIII secolo.

La piazza era anche tristemente nota con il nome di “S’impiccadorgiu”, perché era il luogo dove avvenivano le esecuzioni delle pene capitali sulla forca.  Un posto macabro anche perché la testa del condannato veniva esposta per lungo tempo sul patibolo come monito per la comunità.

 

Nel 1721, nella piazza, fu edificato un convento ad opera del frate cappuccino Luigi da Nureci ma già nel 1766 per ordine del Regio Governo fu chiuso. Nel corso del tempo il complesso ebbe diversi usi: fu successivamente granaio, caserma, prigione e caseificio attivo fino agli anni ’50.

 

Ma facciamo un passo indietro. Secondo la leggenda, i frati presenti nel convento pare non conducessero una vita legata alla loro vocazione, ma addirittura furono accusati di crimini disdicevoli da alcune potenti famiglie della cittadina. Si narra infatti che avessero rapito e poi stuprato alcune ragazze mettendole incinta. Una di queste sfortunate sarebbe stata uccisa e seppellita tra le mura del convento.

 

I cappuccini lasciarono Tortolì, scrollandosi i sandali per non portarsi dietro neanche un granello di polvere della ingrata cittadina e lanciarono una maledizione alla famiglia che li aveva più osteggiati, dannandola per 7 generazioni.

 

Il teatro come lo vediamo ora fu ricavato della omonima Chiesa di San Francesco, in realtà mai finita e mai consacrata, che faceva parte del complesso. Ma le dolorose vissicitudini che si sono susseguite tra le sue mura, hanno lasciato qualche strascico misterioso e forse qualche suo abitante non se ne è mai andato.

Alcuni operai incaricati di mettere in sicurezza la parte antica, ora ridotta a rudere, abbandonarono il cantiere perché la mattina trovavano inspiegabilmente distrutti i lavori fatti il giorno prima.

Antonio Ghironi, presidente dell’ associazione culturale AC Simul, una delle quattro che gestisce il teatro in tanti anni di attività, benché non abbia mai vissuto in prima persona nulla di  “anomalo”, ha raccolto diverse testimonianze di persone che hanno avuto a che fare con entità incorporee.

 

Come quella di un attore che mentre ripassava le battute è rimasto a dir poco senza parole nel vedere un anziano frate, dall’aspetto imponente, attraversare la platea sparendo nel nulla.

 

Ma gli episodi terrifcanti non sono finiti, una pianola iniziò a suonare da sola senza che fosse collegata alla corrente (un classico di ogni film horror che si rispetti) eppure i tecnici del suono notarono che i mixer, nonostante fossero in standby, ricevevano impulsi da una fonte di energia sconosciuta

 

Tra le varie testimonianze ricorre spesso anche quella inquietante sensazione, tanto vera quanto inspiegabile, di essere osservati. Anche lo spirito della ragazza rapita e assassinata, pare vaghi senza pace tra le mura dell’ex convento diventato la sua tomba.

 

Forse la suggestione della sua antica storia, ricca di eventi dolorosi, suscita scherzi della mente, ma sicuramente il teatro San Francesco  rimane uno degli edifici più affascinanti di Tortolì.

 

 

(Si ringraziano per le informazioni Giuseppe Puncioni e Antonio Ghironi)

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