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Accadde Oggi. 13 ottobre 2006, 15 anni sotto scorta per Saviano: la “prigione” di chi ha raccontato la realtà della Camorra

Quindici anni di vita sotto scorta, con la morte pronta a bussare alla porta da un momento all’altro. Questa è la vita dello scrittore napoletano Roberto Saviano, al quale il 13 ottobre 2006 l’allora ministro dell’Interno ha assegnato la scorta con un preciso protocollo di protezione, dopo le minacce subite dalla malavita organizzata.

Per anni, nei suoi scritti e nei suoi articoli Roberto Saviano ha raccontato, e continua a farlo, la realtà della Camorra. L’economia, le gerarchie, le imprese nel territorio. Tutto con attenzione e precisione.

Numerose le sue collaborazioni con testate giornalistiche italiane e internazionali, così come le sue opere, il nome di Roberto Saviano è legato indubbiamente al successo arcinoto di “Gomorra”, il romanzo che con lucidità ha raccontato il mondo della Camorra e della criminalità organizzata.

Da allora, lettere minatorie e minacce. Durante una manifestazione per la legalità, tenuta il 23 settembre 2006 a Casal Di Principe, lo scrittore denunciò in piazza gli affari dei capi del clan dei Casalesi dei due reggenti, Antonio Iovine e Michele Zagaria, rivolgendosi a loro con toni accesi: “Voi non siete di questa terra. Smettete di essere di questa terra!”. Alla popolazione l’invito a ribellarsi.

Poco tempo dopo, ecco le minacce di morte, su cartelli pubblicitari, a parte del clan dei casalesi. Così, il 13 ottobre 2006 il ministro dell’Interno Giuliano Amato ha assegnato allo scrittore, destinatario di un severo protocollo di protezione, la scorta. Nel corso del tempo sono stati tanti gli appelli alle istituzioni da parte di scrittori e altri personaggi della cultura, ma ancora oggi, a distanza di quindici anni, continua la vita di “prigionia” di chi coi suoi scritti ha cercato di raccontare la verità.

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