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11 ottobre, International Coming Out Day. Andrea Russo: “Il bello di venire allo scoperto”

di Andrea Russo

Oggi, come ogni 11 ottobre da quel lontano 1988, è l’International Coming Out Day. Oggi, come allora, in tutto il mondo si celebra l’importanza del Coming Out. A cosa si riferisce, però, questo termine? Derivante dalla locuzione inglese coming out of the closet (lett. “venir fuori dall’armadio a muro”), la Comunità LGBT+ globale si è appropriata di questo termine per indicare l’atto volontario con cui una persona dichiara apertamente il proprio orientamento sessuale o la propria identità di genere. Quest’atto di liberazione è però solo la punta dell’iceberg. Ogni persona, infatti, affronta prima un percorso di auto-accettazione e, solo dopo aver preso coscienza di sé stessa, inizia lentamente a venire allo scoperto. Di solito si inizia sempre con le persone di cui ci si fida maggiormente così da avere il loro sostegno nei momenti più difficili.

E giustamente, miei venticinque lettori, immagino che fremiate dalla voglia di sapere come sia stato il mio coming out. Beh… Che dire? Dopo un lunghissimo percorso di accettazione personale (tentai in mille modi di farmi piacere le donne, ma i risultati furono abbastanza scarsi…), presi coscienza di chi realmente fossi: un piccolo ricchione. Cominciai col raccontare la mia diversità alle mie amiche con lo stesso timore che si ha quando si confessa al sacerdote di aver commesso atti impuri. Con loro tuttavia fu molto semplice. Qualcuna addirittura mi disse che l’aveva capito ancor prima che ci arrivassi io. (Non nego di aver sempre avuto un certo interesse per le borse e i trucchi). Arrivò però il coming out decisivo, quello che mi avrebbe cambiato la vita per sempre: MIA MADRE. C’è da specificare che non fu un vero e proprio coming out. Quando glielo dissi non ci guardammo negli occhi. Ricordo solo che una notte la sentii piangere. Le mancava mio padre, l’uomo che da sempre ha amato. Preso dalle emozioni e dagli sbalzi d’umore come una qualsiasi donna incinta, le scrissi una serie di messaggi. In quelle righe si potevano intravedere, ovviamente a caratteri cubitali, l’ansia e la sofferenza di un ragazzo di 16 anni che desiderava poter essere sé stesso senza paura di essere giudicato. Le scrissi di non piangere per mio padre: lui sarebbe tornato presto e loro avrebbero potuto continuare ad amarsi senza paura di essere giudicati. Per me, invece, non sarebbe stato così facile. Il mio amore ancora oggi in molte Nazioni è oggetto di giudizio; è illegale; è contronatura. Più che un coming out, quello con mia madre fu una vera e propria richiesta di aiuto (qualche settimana dopo si sarebbe tenuta Svegliati Italia). D’altronde, come ben saprete, ogni figlio nel momento del bisogno si affida sempre alla propria madre. E lei captò talmente bene la mia richiesta d’aiuto che mi affidò al Cuore Immacolato di Maria. Insomma, un bellissimo mix di preghiere riparatrici e di vaffanculo velati. In poche parole: una cena tra Matteo Salvini e Beppe Grillo.

Ma ovviamente non finì lì. Come promisi a mia madre, mio padre tornò. E con lui l’ansia di dovergli dire che se mai mi fossi trovato in una stanza con una donna, l’avrei spogliata solo per provare i suoi vestiti. Padre, non contare su di me per portare avanti la stirpe. Che feci? Come ben si sa, il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Scrissi un altro messaggio a mia madre: il ragazzo con cui ero è il mio ragazzo. E indovinate chi lo lesse? Mio padre. Fui assalito da una paura tremenda. Chissà cosa mi avrebbe fatto. Sino a quel giorno avevo sempre sentito di padri che picchiavano i figli quando dicevano loro di essere gay. Mi alzai dal letto pronto per preparare una borsa per la fuga, ma non feci in tempo ad aprire l’armadio che sentii bussare alla porta. Il gelo. Mio padre entrò, si sedette sul letto e iniziò a farmi delle domande. E da deformazione professionale, iniziò un interrogatorio tanto lungo quanto inefficiente. Mi chiese più volte se fossi sicuro che mi piacessero i ragazzi. Insomma, come chiedere al Papa se crede in Dio. Al termine, quando mi aspettavo le botte, arrivarono le regole: niente drogati, niente alcolizzati, niente mantenuti. Insomma, mi disse di non uscire più con me stesso. Credo che avesse previsto il mio futuro e stesse tentando di preservare il mio fegato. Ma soprattutto ricordo che mi disse nessuno che ti faccia soffrire se non ne vale realmente la pena.

Da quel momento iniziai a vivere la mia vita molto più tranquillamente. Le persone cui l’avrei voluto dire, lo sapevano. Non nascosi più la mia bellissima diversità che mi rende unico; che mi rende Andrea. Smisi di stare chiuso dentro un armadio (anche perché voglio vedere voi mettere un armadio in un armadio) e cominciai a vivere alla luce del sole. E vi posso garantire che non dovermi più nascondere e avere una famiglia che mi ama incondizionatamente sono i due doni più preziosi che la Vita potesse farmi.

Mi rivolgo a voi, che ancora vivete dentro l’armadio: non abbiate paura, spalancate le porte e venite verso la luce. Sarà difficile, questo non lo posso negare. Una volta fuori, però, tutto inizierà ad avere un senso. Inizierete a capire il perché di tante cose e vivrete le vostre giornate in maniera diversa. Non farete più nulla tanto per farlo, ma perché siete realmente motivati. E qualora la vostra famiglia non doveste accettarvi, non temete: esiste una famiglia, molto più grande, pronta ad accettarvi, ad accogliervi e ad amarvi così come siete.

E voi, genitori, siate sempre vicini ai vostri figli e alle vostre figlie. Qualsiasi cosa loro facciano. Nonostante noi giovani pensiamo di essere i padroni e le padrone del mondo, siamo in realtà creature fragili e insicure piene di paure. E voi lo sapete bene: ci siete passati prima di noi. E se mai vi dovessero confessare di essere omosessuali, bisessuali, transgender…, non rinnegateli mai. Loro hanno bisogno del vostro amore. Loro hanno bisogno di voi. Voi siete e dovrete sempre essere il loro porto sicuro in cui potersi rifugiare quando saranno stanchi, tristi, incompresi e chi più ne ha più ne metta. Non lo ammetteranno mai, ma voi siete e sempre sarete tutto ciò di cui loro hanno bisogno. Voi siete casa. Non scordatelo mai.

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