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Accadde Oggi. Il 3 ottobre 1999, Fra Nicola da Gesturi, il “Messaggero di Dio”, viene dichiarato beato

di Claudio Castaldi

Il piccolo paese di Gesturi, situato a 310 metri di altezza in Marmilla e con 2000 abitanti, vide alla luce il piccolo Giovanni Medda, nato da Giovanni Medda Serra e Priama Cogoni. Era il penultimo di cinque figli: Rita, Antonia Maria, Giuseppe, Salvatore. La famiglia era di contadini e la loro formazione si basava su quattro pilastri fondamentali, che poi saranno trasmessi anche al piccolo Giovanni: Lavoro, pace familiare, preghiera e vicende agricole.

Fu battezzato il 6 agosto da don Vincenzo Serri, parroco della chiesa parrocchiale di Gesturi imponendogli il nome di Giovanni Angelo Salvatore Medda. Com’era usanza, ricevette il sacramento della cresima all’età di quattro anni – 8 dicembre 1896 -. Purtroppo il piccolo bambino divenne orfano di padre molto presto a soli cinque anni e dovette supplire la mamma al ruolo dell’educazione dei figli. Il padre era figura importante che portava avanti le redini della famiglia, prendeva decisioni importanti. La mamma muore quando Giovanni ormai adolescente avrà tredici anni (1895). A questa età incominciarono ad avvertirsi i primi segni della maturità e vocazione religiosa di Giovanni.

Morti i genitori andò ad abitare dalla sorella maggiore Rita, sposata con Peppino Pisanu, e si mise al loro servizio in qualità di “Servo” dei campi e di tutto ciò che occorreva per mandar avanti una casa. Tutto gratuitamente in cambio solo di un modesto vitto e alloggio. Altro aspetto importante fu, un anno dopo la morte dei genitori, la sua prima comunione che lo avviò in un rapporto particolare col Signore, con la preghiera. Dio stava incominciando a modellare per lui un progetto di vita speciale.

Il lavoro nei campi sarà alimentato da continua preghiera. Se gli capitava che la chiesa fosse chiusa, lui con devoto rispetto si inginocchiava nei gradini della chiesa rivolto verso il Santissimo. Aspetti che poi ritroveremo indelebili nella sua vita in convento come frate questuante.

Arrivò il gran giorno. Era il 31 marzo del 1911, quando Giovanni lascia definitivamente il paese, per recarsi a Cagliari nel convento dei frati cappuccini in viale Sant’ignazio come terziario francescano. Il 30 ottobre 1913 inizia il noviziato. Il 15 giungo del 1914 insieme ad altri sette novizi continueranno il noviziato nel convento di Sanluri. Giovanni supera quell’anno con voti eccellenti e il 1 novembre professò i voti semplici diventando Fra Nicola da Gesturi. Per il neo frate incomincia un periodo abbastanza travagliato. Il suo superiore gli affidò l’incarico di cuoco con scarsissimi risultati. Molti frati si lamenteranno della cucina ma fra Nicola saprà sempre mantenere quello spirito di calma accettando tutto da tutti. Il suo obiettivo è quello di far bella figura agli occhi di Dio. Per obbedienza ai superiori, l’incarico lo porterà a girare molti conventi della Sardegna. Il 12 maggio del 1915 a Sassari come aiuto cuciniere; il 9 febbraio 1916 a Oristano come supplente cuoco; il 29 gennaio 1919 Cagliari e il 19 febbraio dello stesso anno di nuovo a Sanluri, ivi farà la professione perpetua; Il 15 gennaio del 1921 a Sassari, promosso cuoco e il 20 dicembre 1922 di nuovo Sanluri a gestire i fornelli.

Il 24 gennaio del 1924 sarà trasferito definitivamente a Cagliari, dove vi starà per 34 anni come questuante, fino al giorno della sua morte. Ogni giorno percorreva a testa bassa, con il suo bastone e la bisaccia, le vie dei quartieri di Marina, Castello, Villanova. Sono indicativi i titoli dei due libri scritti dal giornalista di Videolina Paolo Matta, nei quali, si racchiude tutto l’essenza di Fra Nicola: “Quel Saio fatto di vento” e il “Questuante di Dio”. Fra Nicola faceva la questua nonostante le condizioni climatiche e il suo stato di salute. Lui era mandato da Dio a svolgere quel servizio. Non cercava le persone ma era cercato. Al passaggio del frate tutti accorrevano da lui. Come racconta Padre Pilloni nel libro dedicato al frate dal titolo “Beato Nicola da Gesturi Cappuccino”, Il frate questuante porgeva la mano come per accogliere, quasi come se avesse paura di prendere quanto gli era offerto. Le poche parole che diceva erano dettate da Dio. Sempre assorto in preghiera, pregava sempre. A volte capitava che per spostarsi dovesse prendere tutti gli cedevano il posto e rimaneva li seduto assorto nel suo libretto di meditazione.

Molto importante fu il ruolo svolto dal frate durante la seconda guerra mondiale. Lui con altri tre frati non se la sentì di lasciare Cagliari. Molte persone distrutte e sfollate senza tetto, si rivolgevano a lui per un piatto di minestra calda, per un conforto spirituale. Fra Nicola mise a disposizione il convento per dar un tetto alle situazioni più gravi.

Purtroppo la sua salute si aggravò. Il 1 giugno del 1958 chiese al suo superiore di essere dispensato dal fare la questua per forti dolori all’addome, «non ce la faccio più» disse fra Nicola. Fu affidato alle cure di Fra Lorenzo Pinna di Sardara che lo ricoverò in infermeria. Il 2 giugno le sue condizioni si aggravarono per la presenza di vomiti ricorrenti. Gli fu diagnosticata “Ernia Crurale e ombelicale stozzata con peritonite in atto”. Il 3 giugno, il dottor Paolo Ragazzo direttore della clinica Lay, situata a poche centinaia di metri dal convento, autorizzò su consiglio di Fra Lorenzo il ricovero immediato e subito fu sottoposto a intervento chirurgico che andò a buon fine. In un primo momento si pensò a dei miglioramenti ma le condizioni peggiorarono. Il sei giugno fu riportato nel suo convento. Fra Nicola chiese di poter incontrare sorella morte nel suo convento, è così fu: era l’8 giugno 1958 ore 0.15 del mattino. La notizia si sparse a macchia d’olio in tutti i conventi della Sardegna e nella curia generalizia di Roma.

Dopo due giorni d’intense visite al feretro di fra Nicola, già in odore di santità, il 10 giugno si tennero i funerali. Alle tre del pomeriggio, viale fra Ignazio era assediata da quasi 60.000 persone. Praticamente tutta la città si fermò il giorno per salutare il frate. Alle 17 un corteo partì in processione verso il cimitero di Bonaria, processione a cui partecipò tutta la famiglia francescana, i vari rami del primo ordine dei frati, tutto il terzo ordine, le suore francescane di Seillon, le francescane missionarie di Susa che allora prestavano servizio alla clinica Villa Elena di via Dante. La sua salma fu deposta in un loculo serie ottanta al numero 16. Il 2 giugno 1980, la salma venne traslata e portata alla chiesa dei cappuccini. Ancora oggi chi vuole fare omaggio a fra Nicola, dichiarato Beato il 3 ottobre del 1999 da Papa Giovanni Paolo II, lo troverà nella seconda cappella a destra dedicata all’immacolata.

Per intercessione di Fra Nicola, il primo miracolo che lo ha riconosciuto beato è stato aver salvato la vita alla piccola Valeria Atzori, nata prematuramente, di 500 grammi, le cui condizioni di salute non promettevano nulla di buono. I genitori, del piccolo batuffolo fatto di carne, gli misero durante il suo ricovero in puericultura un’immaginetta di fra Nicola e grazie alla sua intercessione ora Valeria è sana e salva, una bellissima ragazza di 32 anni.

Un dato curioso è questo: la sua memoria liturgica cappuccina si celebra a Cagliari l’8 giugno, giorno della sua salita al cielo; invece nel suo paese natale per tutta la settimana che va solitamente dal 1 agosto al 7 agosto si celebrano festeggiamenti in onore della sua nascita (5 agosto 1882) dove in quell’occasione sarà aperta anche la sua casa natale situata a cento metri dalla parrocchia dedicata a santa Teresa d’Avila.

 

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