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Ollolai, la foto parroco con il fucile crea polemica sui social. Don Luca: “Va contestualizzata”

Ha creato un vespaio di polemiche la foto apparsa ieri sui social, postata dalla “Parrocchia di San Michele di Ollolai”, che ritrae il sacerdote don Luca Mele con il fucile scarico sulla spalla e cartucciera in vita, accompagnata dalla frase “Convertitevi”.

Il parroco  ha voluto subito chiarire il grosso equivoco, contestualizzando lo scatto, realizzato a seguito dei festeggiamenti di San Bartolomeo, dove è consuetudine – come anche in altre ricorrenze della Sardegna – celebrare alcune eventi religiosi con gli spari eseguiti dai fucilieri.

A tal proposito ha scritto don Luca:   “Questo rito è diffuso anche in altri paesi dell’isola e si radica nei secoli della dominazione spagnola, quando – in sostituzione delle campane mute durante il triduo pasquale – i colpi di archibugio annunciavano la Domenica di Risurrezione. E con il passare del tempo, è stato adottato anche per altri appuntamenti comunitari nel desiderio di esprimere maggiore solennità nelle giornate in cui si festeggiano i patroni della parrocchia.

Si tratta di un patrimonio caratteristico custodito con orgoglio e fede. Altrettanto si può affermare, ad esempio, per la presenza dei cavalieri in una processione: come nel Medioevo il passaggio di un re o un governatore veniva preannunciato con l’arrivo dei cavalli ben bardati e muniti di sonagliera, così – riconoscendo la grandezza di Dio e dei grandi testimoni della fede – è nato spontaneo avvisare la popolazione del transito di un simulacro, affinché si abbandonassero le faccende domestiche o lavorative e si potesse dare giusta considerazione per quel momento specifico.

Tale foto è stata scatta al termine della festa di San Bartolomeo, compatrono di Ollolai, come segno di gratitudine nei confronti di una comunità che a breve dovrò lasciare. Dietro c’è il desiderio di condividere la bellezza ereditata in questi anni di servizio in una parrocchia la cui gente è sempre stata accogliente e disponibile. Lo sono stati anche i fucilieri, costituitisi in una associazione per mantenere viva una tradizione singolare e affascinante. Solo chi è in possesso di regolare porto d’armi può offrire questo servizio, previa denuncia alle autorità civili e militari competenti che ne garantiscono la sicurezza pubblica, a iniziare dal munizionamento a salve, con le dovute attenzioni nel maneggio e nel rispetto della normativa vigente intorno alle armi.

Questa lunga premessa ha lo scopo di contestualizzare lo scatto e spiegare a quanti non possono certo conoscere le abitudini locali, dopo la risonanza del post con le centinaia di condivisioni, che non vi è alcun messaggio legato alla violenza. I miei parrocchiani e tanti sardi, a iniziare da coloro che mi conoscono personalmente, non potrebbero certo dubitarne. Ma tanti, negativamente sorpresi, forse hanno bisogno di un intervento in tal senso.

Non ho vergogna di esprimere il mio dispiacere per tanti fraintendimenti e posso confermare lo spirito con cui è nata questa pubblicazione, ovvero quello succitato e che tanti hanno saputo leggervi, anche con simpatia.
Una foto simile non esclude la vicinanza e la solidarietà davanti alle tragedie locali e mondiali che si consumano ogni giorno, che un prete umilmente esprime in vari modi, fedele alla missione della Chiesa, senza magari appoggiarsi ai social e – come fanno molti ministri nel silenzio e nel nascondimento – con il breviario o il rosario in mano davanti al tabernacolo, impegnandosi quotidianamente nell’evangelizzazione e nella predicazione dei veri valori cristiani.

Non posso rispondere delle maliziose strumentalizzazioni che hanno l’obiettivo di colpire i sacerdoti e che addirittura riservano commenti sulle armi in genere, come se tutti quelli che seguono la passione venatoria o l’hobby del tiro sportivo siano assassini. In conclusione, posso dirmi felice di quello che sono e faccio e reputarmi fortunatissimo per esser nato e cresciuto nella bella Barbagia, che vi aspetta a braccia aperte, se decidete di visitarla”.

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