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“Mi chiamo Angelo”: la commovente lettera dedicata al cagnolino vittima degli incendi

Le parole di Emanuele Grandi, pubblicate sui social e dedicate ad Angelo, il cane salvato dall’incendio nell’oristanese e morto a causa dei traumi riportati a causa delle fiamme. Un tributo, in queste righe, anche ai veterinari della Clinica Duemari di Oristano, che hanno tentato l’impossibile per salvarlo.

«Mi chiamo Angelo, mi avete dato questo nome perché è lo stesso dell’uomo che mi ha trovato su un muretto, dove avevo cercato scampo dal fuoco e dalle fiamme che hanno comunque furiosamente aggredito il mio corpo. Sopra quel muretto, circondato da quello che più terrorizza ogni animale, ho visto quello che voi chiamate inferno, quello contro cui niente potete e quello di cui avete orrore. Non potevo fuggire, potevo solo restare immobile su quelle pietre sperando che ciò bastasse a salvarmi: e in effetti non sono morto tra le fiamme come centinaia di animali ma ho pagato un carissimo prezzo al fuoco. Il fuoco si è preso i miei polpastrelli, il mio pelo, pezzi della mia pelle, il mio addome, i miei occhi: non dovevo essere un bello spettacolo quando l’uomo che mi ha portato via dal quel muro mi ha visto».

«Ero più morto che vivo, avete detto subito dopo avermi portato via da quel posto in cui l’incendio mi aveva risparmiato probabilmente sazio di tante vite che si era già preso; ero bruciacchiato, debole, spaventato, le mie zampe non potevano più camminare, il mio corpo era segnato dal fuoco eppure avete provato a curarmi, avete provato a salvarmi. Per giorni avete medicato il mio corpo dal quale cadevano pezzi di pelle, avete curato i miei terribili dolori e le mie ferite, siete riusciti a rimettermi in piedi e sono perfino riuscito a mangiare, a riassaporare il sapore del cibo e dell’acqua. Ah, quanta ne avrei voluta sul quel muretto al posto di quelle fiamme che mi giravano intorno… Non lo avrei mai creduto, quando sul muro ero rassegnato alla mia misera fine, che sarei uscito da lì per conoscere dei nuovi amici, per aver la possibilità di vivere il tempo che mi restava con chi non mi avrebbe mai fatto del male».

«Le fiamme mi hanno portato dei veri amici ed è questo che conta: il fuoco mi ha bruciato pelle e zampe ma non ha impedito a qualcuno di amarmi, di volersi prendere cura di me, di voler essere amato da un cane che pareva aver attraversato l’inferno. Mi avete salvato, mi avete curato, mi avete amato, non mi avete fatto sentire solo: ho resistito finché ho potuto, per avere il modo di mostrarvi la mia riconoscenza. Per avere il modo di ringraziarvi per avermi permesso di essere ancora un cane. Mi avete tirato fuori dall’inferno per farmi assaggiare una parte di paradiso, non lo dimenticherò mai. Non vi dimenticherò mai».

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