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(FOTO) Tortolì, in migliaia emozionati e partecipi alla manifestazione “Stop violenza sulle donne”

Oggi a Tortolì nel piazzale delle scuole elementari centrali,  si è tenuta una manifestazione contro la violenza sulle donne.

La comunità ogliastrina si è stretta intorno alla famiglia di Paola e Mirko a una settimana dal drammatico fatto di cronaca.

Come sottolineato dalle organizzatrici dell’evento il gravissimo episodio di violenza è stato un tentativo di femminicidio, che non è riuscito solo perché Mirko è coraggiosamente intervenuto in difesa della madre ed è stato ucciso al suo posto.

Paola, la madre di Mirko, è in gravi condizioni all’ospedale di Lanusei, ma il femminicidio, come violenza e distruzione della sua identità, è stato attuato. A pagarne le orribili conseguenze è stato suo figlio.

Come hanno ribadito tutti: “In Italia avviene un femminicidio ogni tre giorni. Ogni tre giorni una donna viene uccisa per mano di un uomo. Nella maggior parte dei casi l’omicida è il partner, ex partner, un familiare o un conoscente della donna uccisa. I femminicidi sono caratterizzati da un’estrema brutalità e sono l’apice di una piramide di abuso e violenza che la donna subisce nel tempo e che include anche la violenza psicologica e verbale. La violenza dell’uomo è rivolta verso la donna ma molto spesso coinvolge figli, minori e parenti.

Dall’inizio del 2021 già 34 donne sono morte di femminicidio, solo tre nel mese di maggio, l’ultima venerdì 7. Se non fosse stato per Mirko, Paola sarebbe stata la quarta. Ma sappiamo che è solo questione di tempo perché ci sia un’altra vittima: statisticamente ciò avverrà durante questa settimana, da qualche parte in Italia.

Ma nonostante tutto ciò appaia un vero e proprio bollettino di guerra , il problema non sembra essere al primo posto nell’agenda delle istituzioni. Gli strumenti operativi più importanti quali i centri antiviolenza o le associazioni restano bloccati per mancanza di fondi. Sappiamo inoltre che in moltissimi casi la donna, prima di cadere vittima del femminicidio, aveva cercato aiuto e protezione nelle istituzioni e aveva denunciato il suo aguzzino.

Le storie di femminicidio sembrano ripetersi sempre uguali e non sono mai raccontate adeguatamente dai mezzi di informazione e dalla politica, che tendono a minimizzare l’accaduto o a porre l’accento su presunte responsabilità della vittima – come aver cercato di porre fine alla relazione.

I femminicidi non sono mai raccontati per quello che sono, cioè un fenomeno sistemico che ha origine in un’educazione malsana degli uomini, molti dei quali agiscono nella convinzione di detenere un potere o un diritto sulla vita e sui corpi delle donne.

Spesso i femminicidi vengono strumentalizzati da discorsi di stampo razzista. Ma quando si dice che gli uomini che agiscono con violenza sulle donne sono sempre stranieri, e che lo fanno per ‘arretratezza culturale’, si sta dicendo una menzogna. La verità è che la violenza sulle donne non ha nazionalità, non ha colore e non ha confini. La maggior parte degli uomini femminicidi in Italia sono italiani, italianissimi, sardi.

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