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Medici di base: «Spreco di dosi e rischi dei vaccini a domicilio, Nieddu dovrebbe saperlo, è un collega»

Sono Luigi Falchi, Angela Cau, Fernando Valenti, Luciana Falanca e Antonia Mura, tutti medici di base che operano a Cagliari e hanno voluto spiegare che loro e tanti altri colleghi la disponibilità a vaccinare nelle hub l’hanno data, ma non sono stati mai chiamati dall’Ats. Soprattutto però ci tengono a chiarire quali sono le criticità che di fatto rendono la vaccinazione domiciliare di pazienti ultraottantenni intrasportabili, inattuabile con le regole attuali.

«Ci è stato chiesto di partecipare alla campagna vaccinale, attraverso le circolari regionali e i canali mediatici, con direttive molto distanti da quella che è la reale possibilità di poter operare in sicurezza per i pazienti e anche per gli operatori- spiega Luigi Falchi – l’ultima raccomandazione che ci è stata mandata dalla Regione, attraverso la nostra posta aziendale, ci chiedeva di vaccinare a domicilio le persone estremamente vulnerabili che in questo momento sono i pazienti intrasportabili ultra ottantenni».

«Questo tipo di operazione presenta diverse criticità: un medico per quanto possa essere preparato, non potrà mai essere in grado da solo di fornire l’assistenza necessaria in caso di effetti collaterali gravi. Nelle hub infatti gli altri pazienti 80enni, con o senza patologie vengono vaccinati con una schiera di medici, infermieri, tanto di ambulanza fuori, pronta a intervenire. Noi l’ambulanza dovremmo chiamarla e non è che attualmente ce ne siano sempre a disposizione. Non è un dettaglio da poco, questi pazienti sono così fragili che in condizioni normali, se devono sottoporsi a una visita che non si può fare a domicilio, vengono trasportati in un’ambulanza particolarmente attrezzata, e con anestesista a bordo».

«Un’ altra criticità è rappresentata dal fatto che il vaccino ci viene fornito in fiale che contengono dieci dosi, ma una volta che il tappo del flacone viene forato per estrarre la prima dose, il resto del farmaco resterà stabile solo per 6 ore, se noi non riuscissimo a vaccinare dieci pazienti in quel lasso di tempo, andrebbero sprecate- aggiunge Falchi – e il rischio di non farcela è concreto».

«La procedura di vaccinazione non si limita alla sola somministrazione – puntualizza Falchi – prima dobbiamo visitare il paziente controllare i parametri vitali, parliamo di persone con sclerosi multipla o che hanno avuto un ictus per esempio, molti sono attaccato a un respiratore. Poi dobbiamo ottenere il consenso informato, spiegare bene dunque i rischi e i benefici del vaccino, espletare tutta la parte burocratica. Somministrare il vaccino e attendere il tempo congruo per assicurarci che non si verifichino effetti collaterali. Il tutto richiede ben più di mezzora, senza contare il tempo per gli spostamenti da un domicilio all’altro. È evidente che in sei ore non sarà possibile utilizzare tutte le dieci dosi che inevitabilmente andranno sprecate».

La soluzione c’è, spiegano i medici: «Intanto sarebbe opportuno che ci venissero fornite solo le dosi già in siringa necessarie per quel giorno e poi si dovrebbe organizzare un’ambulanza attrezzata, con la presenza dell’anestesista che accompagni il medico, che è poi esattamente quello che avviene sempre nelle hub, anche per i pazienti sani».

«Ci teniamo a precisare – chiarisce Angela Cau- che tanti di noi hanno dato la disponibilità a vaccinare nelle hub, indicando giorni e orari, ci siamo iscritti volontariamente nella piattaforma dedicata, ma a distanza di oltre un mese nessuno dall’Ats ci ha chiamato. È sconcertante che l’Assessore Nieddu, un collega, ignori i rischi connessi alla vaccinazione domiciliare e lo spreco di dosi che questo comporterebbe. Ancora più gravi sono le affermazioni del Presidente dell’Ordine dei medici Giuseppe Chessa, il quale, ha addirittura minacciato la radiazione dall’Ordine per chi non si fosse reso disponibile per la campagna vaccinale».

«Il sistema sanitario ha dimostrato le sue falle in questa situazione: non ci sono solo i malati di covid, noi abbiamo in media mille e cinquecento pazienti da seguire inclusi quelli covid. In teoria dovrebbero essere i cinquecento medici assunti di recente a tempo determinato dalla Regione, a occuparsi di loro – precisa ancora Antonia Mura- invece ce ne stiamo occupando noi. Io li seguo ogni giorno, solo oggi ne devo visitare quindici. Non abbiamo sabati né domeniche, il telefono sempre a disposizione, stiamo lavorando a ritmi pesantissimi da un anno. Senza contare le enormi difficoltà dei pazienti che devono prenotare il vaccino e non ci riescono, ai numeri telefonici forniti dalla Regione non si riesce, soprattutto se per qualche ragione il paziente ha dovuto saltare la vaccinazione. C’è tanta confusione e disorganizzazione. Le affermazioni di chi dovrebbe gestire al meglio la situazione e invece ci accusa di non essere disponibili, quasi che i disservizi dipendessero da noi, sono inaccettabili».

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