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Accadde oggi. Il 23 aprile 1943 la guerra colpisce anche l’Ogliastra: Arbatax sotto le bombe

Cala Genovesi

Così abituati come siamo a vedere la guerra da lontano, sembra quasi che questa non ci abbia mai toccati. Sembra quasi che l’Ogliastra non abbia mai dovuto patire nessuna disgrazia e che il nostro paradiso sia sempre stato privo di minacce o nemici.

Eppure una guerra c’è stata. Anzi, ci sono state tante guerre come quelle che i nostri bambini vedono quotidianamente in TV o sul Web o come quelle che noi e i nostri genitori abbiamo studiato su freddissimi libri di storia pur avendo qualcuno accanto in grado di raccontarci cosa accadde in quei lontanissimi anni ’40, quando anche l’Ogliastra combatteva una guerra lunga e sanguinosa e la gente moriva sotto bombe che ancora l’uomo aveva il buongusto di non chiamare intelligenti.

Qualcuno che la guerra l’ha vista. Qualcuno che ha sentito gli aerei e il fischio delle bombe che cadevano giù spazzando via come foglie edifici e persone e lasciando nello sconforto e nella disperazione, tra i tanti, anche il piccolo villaggio di Arbatax, che ancora mostrava la sua facciata originaria, fatta di spiagge incontaminate, pini e piccole casette di pescatori.

In tanti anche a Tortolì hanno patito la fame e la sete e molte mogli e madri tortoliesi hanno pianto i propri mariti e figli caduti in una guerra terribile. Quella guerra ha colpito anche noi, ma sono pochi i nostri compaesani che ne sono al corrente. Eppure basta guardare in alto, verso la collina di Batteria, per intravedere tra cespugli e alberi alcune croci e diverse casematte.

E basta scendere quei pochi gradini che portano al piccolo porticciolo di Arbatax per trovare una lapide in pietra con su scritta una lista agghiacciante: 13 nomi e delle date che parlano di uomini, donne e bambini nati in anni diversi ma morti tutti lo stesso terribile giorno:il 23 aprile 1943.

E non bastano le commemorazioni, non bastano le corone e le messe una volta all’anno. I nostri bambini devono sapere che Antonio Aversano(61), Giovanni Ferrone(59), Silverio Calisi(58), Salvatore Pani(57), Francesco Serra(40) e Romualdo Vigna(40) quel giorno hanno perso la vita a causa di un’incursione aerea che li ha colti di sorpresa e che probabilmente, prima che i tre aerei rompessero il silenzio, Domenica Sassu(28), Maria Pani(26), Graziano Calisi(19) e Maria Pusceddu(19), stavano sognando un futuro splendido in un Paese libero e pacifico. Un futuro che i piccoli Piero Mulas(13), Maria Fara(13)e Luigi Genovese(9), non hanno neanche avuto il tempo di immaginare.

Sono loro i nostri morti ed è doveroso ricordarli ogni giorno. Perché la storia non è solo sulle pagine di un libro, ce n’è un pezzetto importante anche su quella lapide con quei 13 nomi purtroppo a noi così poco familiari scolpiti sopra, simboli di una tragedia che non ha risparmiato nessuno, ma che qualcuno troppo spesso dimentica.

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