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Agnello sardo per Pasqua, Beatrice Foddis: “Rispetto per i sacrifici degli allevatori come mio padre”

Le proteste contro il tradizionale consumo di carne d’agnello per Pasqua, non trova d’accordo la giovane Beatrice Foddis di Tertenia.

Ventidue anni, figlia di un allevatore, non trova giusto questo attacco in questo momento storico contraddistinto dall’emergenza Covid-19, dove tante aziende agricole già in difficoltà in precedenza, cercano di sopravvivere.

“Non sono nessuno per poter giudicare una protesta del genere – spiega Beatrice – ma so cosa significa l’impegno nella cura degli animali. Sono la prima ad accudirli appena nascono, coccolandoli e facendo in modo che stiano sempre bene”.

Continua la terteniese: “Non è facile quando bisogna selezionare gli agnelli e per poi venderli. Dietro alla loro crescita c’è sacrificio e attenzione a seguire sempre un’ alimentazione adeguata”.

“Non giudico nessuno – spiega Beatrice – che mangia solo “verdura bio” e in molti casi non sa neanche da dove proviene. Però penso che in un periodo di pandemia e tutti stanno affrontando un periodo difficile, servirebbe più rispetto”.

Attacca la giovane: “Credo sia giusto non offendere una tradizione, come quella del consumo di carne d’agnello per Pasqua, che purtroppo in parte si sta perdendo nel tempo. Quindi ringrazio tutti gli allevatori che come mio padre impiegano tanto sacrificio e impegno per portare nelle tavole della buona carne alle persone che la vogliono assaporare”.

“Quindi a coloro che protestano, dico: io mangio l’agnello sardo e genuino”. Conclude Beatrice.

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