ogliastra.vistanet.it

Si pensa alla chiusura posticipata delle scuole. Il parere del dirigente Nanni Usai

In tempo di Covid tutte le attività hanno subito dei rallentamenti e incontrato difficoltà. La scuola indiscutibilmente è stata una delle istituzioni più pesantemente colpite da questa crisi pandemica e il nostro territorio non è stato esente dalle conseguenze.

In questi giorni in cui si tenta la formazione di un nuovo governo, si è più volte discussa la proposta che porterebbe varie modifiche al sistema scolastico. Fra queste, la più dibattuta pare essere la chiusura posticipata delle scuole al 30 giugno, in modo da recuperare i cosiddetti divari di apprendimento come esposto nel documento del governo. Per capire perché si è giunti a questa proposta, cosa voglia dire e che cosa comporterà, abbiamo parlato di questo e altri temi inerenti le scuole con Nanni Usai, preside di diversi istituti superiori a Tortolì, fra cui lo IANAS Alberghiero e reggente dell’istituto comprensivo di Villagrande Strisaili.

Partiamo dal dibattito di questi giorni, la revisione dei calendari scolastici: perché siamo arrivati a questo punto e che cosa comporta tutto questo?

Considerando le incredibili complessità create dalla pandemia possiamo dire che la cosa che ha generato questo problema è la didattica a distanza: questo perché l’attività esclusiva della DAD ha creato oggettive difficoltà e si sono venuti a creare diversi livelli di apprendimento perché in linea di massima gli studenti hanno incontrato tante problematicità. Questo comporta criticità anche per gli insegnanti, che dovendo imparare loro stessi i metodi della DAD, si sono trovati davanti una situazione in cui si presentano studenti con diversi livelli di apprendimento, dunque studenti che necessitano di maggiori attenzioni rispetto ad altri. Tutto questo ha dilatato i tempi e creato confusione. Pensiamo agli istituti professionali, come si può pretendere che una scuola che prevede attività in presenza – mi riferisco soprattutto alle attività laboratoriali – riesca a portare avanti una DAD che snatura totalmente alcuni processi di apprendimento e l’insegnamento di corsi che richiedono manualità e il contatto fisico con oggetti e strumenti ovviamente non replicabili sullo schermo di un PC?

In sostanza cosa pensa della didattica a distanze?

Questo è innegabile, ma bisogna essere precisi su questo. Noi salutiamo positivamente la DAD, ma come strumento di supporto e non uno esclusivo. Va utilizzata a integrazione, bisogna capire come ho detto poco fa che non tutte le attività sono svolgibili in questa maniera. Se è possibile insegnare storia e geografia mediante le lezioni online, altra cosa è portare avanti delle soluzioni per laboratori e simili. Abbiamo fatto grandi sforzi per aggiornare il nostro modo di vivere la scuola, dall’hardware come tablet e computer, ai testi e va menzionata anche la disponibilità di docenti a imparare un sistema nuovo anche per loro. Ovviamente le prime “vittime” di tutto questo sono gli studenti che stanno manifestando difficoltà enormi. In questa situazione gli studenti sono in crisi, mal conciliano il loro impegno con il protrarsi dell’emergenza e delle sue conseguenze, si è modificato l’oggetto stesso dell’apprendimento.

Ci sono soluzioni a questo problema?

Ci vuole il concorso di tutte le parti. I sindacati si sono lanciati contro un’apertura prolungata oltre il canonico 10 giugno, ma oggettivamente bisogna colmare l’attività non svolta. Posto che il contratto degli insegnanti prevede sempre 32 giorni di ferie, possiamo e dovremmo prolungare un poco le nostre attività. Si tratta di tracciare delle formule serie e chiudere con il clima di emergenza costante. Ci sono delle esigenze oggettive che abbiamo cercato di contenere, ma le difficoltà ora sono davvero tante.
I ragazzi fanno sforzi ai quali non sono abituati e per i quali non dovrebbero essere chiamati in causa, questo perché la DAD sovverte totalmente alcuni aspetti come ad esempio l’attenzione dello studente durante le lezioni e inoltre comporta l’aggiornamento di competenze informatiche che non vanno date per scontato. In sostanza ritengo che questo non possa essere un percorso da portare avanti nel tempo: la DAD ha problemi di rappresentazione, per questo può essere solamente uno strumento integrativo che ormai ci porteremo appresso. Nel frattempo che si permetta alle scuole di dotarsi di nuovi strumenti e di poter raggiungere un livello di modernità che evidentemente non è diffuso nel mondo della scuola, che ribadiamo, già prima presentava la necessità di cambiamenti. Maggiore attenzione agli studenti, agli strumenti che questi e gli insegnanti usano e rendersi conto dell’utilità della DAD senza farne un totem.

Quale futuro per le scuole in Ogliastra?

Credo che non si possa tornare indietro e visto che parliamo della didattica a distanza, credo che ci porteremo questo strumento appresso per molto tempo. Spero, come ho già ribadito, come strumento integrativo e assolutamente non uno esclusivo. Ci sono tante competenze da sviluppare e sono sicuro che possiamo ottenere degli ottimi risultati già nel breve periodo.

Exit mobile version